L’istituzione di un «Tavolo negoziale sotto l’egida dell’Onu chiesto dall’Europa con una sola e autorevole voce a Russia, Ucraina, Stati Uniti e Cina per fermare questa guerra rimuovendo le cause che certamente non potevano in alcun modo giustificarla». È l’appello lanciato, in vista del G7 di Borgo Egnazia, dai Comitati per la pace di Puglia con le associazioni Anpi, Arci, Forum Terzo Settore Puglia, Cgil, IoAccolgo Puglia, Legambiente Puglia, Libera, Link, Pax Christi, PeaceLink, Radici future produzioni, Udu unione degli universitari, Unione degli studenti Puglia, Un Ponte Per.
«Il pericoloso scontro in atto con la Russia potrebbe giungere a una guerra nucleare, con esiti catastrofici per l’intera umanità. E un mare di altro sangue innocente scorre in Palestina e in altri teatri di guerra. C’è un unico ed enorme, assordante, irrinunciabile e indifferibile diritto dei popoli di tutto il mondo alla pace», scrivono i Comitati per la Pace.
In questo scenario, la Puglia, «arca di pace, non arco di guerra tra popoli», potrebbe assumere un ruolo determinante grazie al G7 che ospiterà dal 13 al 15 giugno.
«Si preannuncia – evidenziano i Comitati – come un summit per accelerare la transizione delle economie occidentali verso l’economia di guerra, con costosissimi programmi di riarmo. I leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Usa, dopo due atroci anni dall’inizio della guerra in Ucraina, ancora fanno finta di non capire quello che i movimenti pacifisti, Papa Francesco e quasi tutti al mondo avevano da subito ben compreso».
Per i Comitati non bisogna «contrapporre logiche di guerra a pratiche di guerra, fornendo agli ucraini armi sempre più sofisticate e distruttive, contribuendo all’irrefrenabile escalation militare, bramata dai vertici Usa, Gb e Nato, e a tante altre migliaia di vittime».
I Comitati per la Pace pugliesi venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno si confronteranno presso l’Istituto dei Missionari Comboniani di Bari su temi da cui dovranno scaturire obiettivi e campagne su cui mobilitarsi: istruzione, Palestina, intelligenza artificiale, guerra, lavoro, ambiente e salute, migrazione.
«Partiamo dal basso – concludono – per portare sempre più su la voce dei popoli della Terra, magari con un’Onu autonoma».