Il divario Nord-Sud continua a crescere: nel Mezzogiorno maggiore aumento dei prezzi

Cresce il divario tra Nord e Sud. Lo shock dell’inflazione e la crisi del governo rischiano di affossare le speranze di crescita del Meridione, legate soprattutto alla realizzazione del Pnrr. È quanto emerge dall’anticipazione del rapporto Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, che, ogni anno, fotografa la situazione economica.

Il prossimo anno il Pil dovrebbe segnare un incremento dell’1,7% nelle regioni centrosettentrionali e dello 0,9% in quelle del Sud. Nel 2024, si manterrebbe un divario di crescita a sfavore del Sud di circa 6 decimi di punto: +1,9% al Nord contro +1,3% del Sud.

L’allargamento della forbice è l’esatto opposto di quello che la politica da sessant’anni dichiara di volere realizzare: il riavvicinamento economico tra le due metà del Paese. Analizzando i dati su base regionale, Puglia e Basilicata mostrano previsioni in linea con quelle del Sud. La prima, infatti, dopo aver visto crescere del 3,4% il Pil nel 2022, dovrà accontentarsi dell’1% il prossimo anno e dell’1,7% nel 2024. La Lucania, invece, chiuderà il 2022 con una crescita del 2,1%, che sarà dell’1,1% nel 2022 e dell’1,9% l’anno seguente.

Ad incidere è soprattutto l’impatto dell’aumento dei prezzi che non colpisce indistintamente tutte le fasce di popolazione. Impatta principalmente sulle fasce deboli che sono costrette a fare pesanti rinunce. Al Sud riguarda circa un terzo delle famiglie, contro il 14,4% al Centro e meno del 13% al Nord. Non solo: i prezzi non stanno aumentando nella stessa maniera ma di più da Roma in giù.

L’inflazione quest’anno arriverà all’8,4% nel Mezzogiorno, mentre, al Centro-Nord, si fermerà al 7,8%. Le famiglie meridionali, dunque, si ritroveranno particolarmente schiacciate tra una minore crescita del Pil e un superiore incremento dei prezzi.

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