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Igp e Dop crescono al Sud anche in pandemia. In Puglia valgono 804 milioni

L’agroalimentare e la produzione vitivinicola del Sud hanno continuato a crescere anche durante la pandemia: più 7,5 per cento nel 2020 e più 13,2% nel 2022. È il risultato dell’analisi realizzata dall’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo Alimentare), dal titolo “Qualivita 2022”, finalizzata a misurare l’impatto economico delle produzioni Dop e Igp. La…

L’agroalimentare e la produzione vitivinicola del Sud hanno continuato a crescere anche durante la pandemia: più 7,5 per cento nel 2020 e più 13,2% nel 2022. È il risultato dell’analisi realizzata dall’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo Alimentare), dal titolo “Qualivita 2022”, finalizzata a misurare l’impatto economico delle produzioni Dop e Igp.

La Puglia è tra le regioni in cui le certificazioni sono cresciute di più con un impatto economico che arriva a 804 milioni di euro. Nel mezzogiorno fa meglio, seppur di poco, solo la Campania (820 milioni). La diffusione dei marchi che certificano la territorialità e la qualità dei “doni della terra”, però, mostra ancora un ampio divario tra Nord e Sud.

In termini percentuali sul totale di quanto prodotto e commercializzato, infatti, in Puglia solo il 12% dei fatturati è legato ad alimenti dop o igp. Tra le regioni, il Veneto si conferma prima con 4,8 miliardi di euro, seguito da Emilia-Romagna con 3,6 miliardi e Lombardia con 2,2 miliardi; con Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono sette le regioni che superano 1 miliardo di euro di valore generato dalle Ig nel 2021, mentre al Sud la Campania è la terza regione nel comparto cibo e la Puglia è la quinta nel settore vino. A livello nazionale, il comparto del cibo e del vino Dop e Igp nel 2021 ha raggiunto un valore complessivo alla produzione pari a 19,1 miliardi di euro (più 16,1% su base annua) e un export da 10,7 miliardi di euro (più 12,8%).

Per il presidente dell’Ismea, Angelo Frascarelli, «il rapporto ci restituisce un quadro puntuale su un settore che è tornato a crescere energicamente, superando i 19 miliardi di euro di valore alla produzione, facendo perno sul legame fra tradizione, connotazione territoriale e innovazione.

Le imprese delle filiere Dop e Igp hanno superato la crisi pandemica e stanno affrontando l’incremento dei costi energetici, con segnali molto positivi sul fronte delle esportazioni ed anche dei consumi interni. Questi dati ci confermano che la distintività è la leva di successo dell’agroalimentare italiano, anche in un periodo di grandi crisi e cambiamenti come quello attuale».

Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha commentato il report sottolineando la necessità di tutelare le eccellenze agroalimentari italiane, difendendone l’unicità e territorialità. «L’analisi del XX Rapporto Ismea-Qualivita – ha affermato – dimostra ancora una volta come grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni il made in Italy si dimostri vincente in Italia e all’estero, con numeri in netta crescita rispetto agli scorsi anni. Proprio per questo siamo convinti che la difesa di un modello che mette al centro i produttori e i consumatori possa contribuire a valorizzare ancor di più il prezioso lavoro dei consorzi e promuovere la dieta mediterranea, sinonimo di cibo salutare e sicuro. È mia ferma intenzione – ha concluso Lollobrigida – proteggere le nostre eccellenze, patrimonio della nostra comunità nazionale, e contrastare in ogni sede qualsiasi produzione che rischia di spezzare il legame millenario tra agricoltura e cibo, fino alle omologazioni alimentari, di cui il cibo sintetico rappresenta la forma più estrema».

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