Proprio non ce la fanno a lasciare il timone delle propria azienda nelle mani dei figli o dei nipoti. Sono loro, gli ultrasettantenni che preferiscono spesso invecchiare insieme alla propria impresa piuttosto che cedere le redini a forze fresche. La fotografia scattata qualche giorno fa da Unioncamere sulle piccole e medie imprese e in particolare sui loro titolari è piuttosto impietosa anche se indicativa. Insomma in Italia il 10,7% dei titolari di impresa ha più di 70 anni.
Ma il fenomeno è particolarmente accentuato al Sud con la Puglia che con il 13,2%, si classifica al quarto posto dopo Basilicata, Abruzzo e Sicilia. C’è da fare un’ulteriore precisazione, i settori dove il fenomeno è più spiccato sono: agricoltura, attività estrattive, fornitura di energia e artigianato. Mentre in quelli più innovativi come Information Technology e consulenza le percentuali sono bassissime. Pare proprio che la Puglia non sia una regione per giovani imprenditori. Il neo presidente di Confindustria Bari Bat, Mario Aprile è stato da poco eletto presidente degli industriali e lui ha meno di 40 anni.
Gli imprenditori
«Da giovane imprenditore che ha fatto il passaggio generazionale a 30 anni, dico che comunque si stenta nelle aziende di famiglia a dare spazio fin da subito ai giovani. C’è bisogno di creare maggiore cultura in ambito di passaggio generazionale – sottolinea Aprile – che non significa solo passaggio di testimone ma creare un’alleanza fra generazioni, con strumenti come il trust, il patto di famiglia».
Insomma c’è una resistenza culturale non facile da superare. «A volte vediamo che figli di imprenditori di belle aziende non continuano il percorso di famiglia anche perché non viene lasciato il giusto spazio. Abbiamo settori come il tecnologico e digitale in Puglia dove questo fenomeno è meno presente, ma non possiamo gioire né stare ad aspettare, dobbiamo lavorare – prosegue Aprile – sulla nuova imprenditorialità».
E poi c’è il problema dei giovani che scelgono di andare via in altre regioni, generalmente del nord e molto spesso in altre nazioni. «E qui dobbiamo lavorare non tanto per non farli andare via quanto invece per farli ritornare. Figli di imprenditori che vanno a lavorare in grandi gruppi e poi non tornano, mentre invece tornando, con una cultura manageriale più forte potrebbero permettere la crescita e il futuro delle nostre imprese. Bisognerebbe lavorare con la Regione proprio sul passaggio generazionale o sulla creazione di nuova imprenditorialità ma anche a livello culturale ampio, di diffusione all’interno delle scuole. B.S.