I Sassi di Matera, da città morta a splendore. Ma ora i residenti vogliono di più

La notorietà, si sa, stravolge gli equilibri instaurando un nuovo rapporto di convivenza tra chi abita luoghi turistici e chi li gestisce creando lavoro ed economia. È quanto sta accadendo nella città di Matera che dall’abbandono successivo allo spopolamento voluto da De Gasperi nei gli anni ’50, si è ritrovata a riscattare un destino difficile diventando patrimonio UNESCO prima e Capitale Europea della Cultura dopo. Un cambiamento che inevitabilmente ha influito sulla vita dei residenti che oggi, per voce del cittadino Pasquale Di Pede, presidente del comitato di quartiere “Sassi” sottolinea difficoltà e speranze in una nota che riportiamo integralmente.

«I Sassi, dopo il grande esodo dei suoi abitanti avvenuto tra gli anni ’50 e ’70, si erano trasformati in città morta, come ha ricordato l’architetto Rota al recente convegno del CNA. Negli ultimi anni, invece, una complessa politica di recupero ed una serie di riconoscimenti internazionali, hanno fatto raggiungere agli antichi rioni una inverosimile notorietà.

È accaduto un miracolo: la città morta è risuscitata con le tante produzioni cinematografiche e televisive, il concorso internazionale di recupero, la legge speciale 771, il riconoscimento UNESCO e la definitiva consacrazione a capitale Europa della cultura. L’anima viva, pulsante, è tornata a battere, rianimata dall’insediamento di nuovi abitanti, singoli o organizzati. Piani di gestione e programmi biennali hanno permesso ad un ufficio-Sassi, dotato di un organico adeguato di tecnici e dirigenti, di seguire l’iter dei lavori e della sua trasformazione.

La presenza di strutture ricettive, negozi e musei, hanno galvanizzato turismo ed economia. La città morta ora esplode anche nella mobilità veicolare, con il transito per i cantieri, di mezzi dei fornitori, manutentori, oltreché di organizzatori di eventi sempre più complessi ed estesi, conseguenza; pur in presenza, nella ZTL, di aree di sosta sempre più ristrette, cresce a dismisura il numero di autorizzazioni al transito e alla sosta. Nel frattempo, come conferma l’assessore ai Sassi, abbiamo un ufficio dedicato fortemente a corto di personale, con la disponibilità di un dirigente. Anche il capitolo dell’arredo urbano, rivisto dopo tanti anni, elaborato in commissione e discusso con tutti i soggetti interessati, rischia di non avere alcuna efficacia continuando ad essere un elenco di buoni propositi chiusi in un cassetto. In questo contesto, per molti residenti, continuare ad abitare gli antichi rioni diventa difficile, quasi un atto eroico, non tutti resistono, e chi è andato via non si dice pentito. Ad ogni evento si ripropongono limitazioni e divieti. Avviene anche in questi giorni, nell’edizione del Presepe vivente, manifestazione oltremodo invasiva degli spazi di entrambi i Sassi, decisa a marzo senza alcun coinvolgimento del Comitato dei Residenti. Si è corso ai ripari per ridimensionare alcuni disagi ma ormai la frittata era fatta. Il convegno del CNA sul futuro dei Sassi ha offerto l’opportunità di confronto tra i vari attori (assenti i ristoratori), ma sarebbe opportuno che fosse l’amministrazione comunale a guidare il processo di coordinamento. Noi del Comitato residenti Sassi ci siamo, ringraziamo chi ancora crede che la presenza degli abitanti aiuti a portare qualità. Per questo un altro miracolo deve essere possibile: arrestare la fuga dei residenti, creare le condizioni e le opportunità affinché altri possano ritornare, cominciando dal completamento degli interventi della Legge n. 179/92.

Un auspicio che vorremmo scaturisce anche dalla pluralità di iniziative previste per la celebrazione del trentennale di UNESCO, che la città si appresta a festeggiare».

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