Saranno distribuite il Giovedì Santo, in occasione della Messa Crismale, le ostie realizzate dai ragazzi dell’istituto di pena minorile “Fornelli” di Bari realizzate nell’ambito del laboratorio “Eucarestia, il pane del perdono”, organizzato dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Ostie fatte a mano, poco precise, non perfettamente sferiche, sagomate male ma, come racconta uno dei ragazzi, «simbolo della nostra vita preziosa che spesso non è precisa e perfetta ma che a Dio piace lo stesso perché per lui non siamo persi ma unici e irripetibili».
Un altro esprime un desiderio: «Spero – dice – che ogni volta che alzerete quelle ostie durante la consacrazione possiate sentire le nostre mani che ve le hanno preparate, possiate vedere i nostri volti, i nostri cuori. In quel piccolo pezzo di pane ci sono le nostre storie, ci siamo noi e i nostri errori e il nostro cammino di conversione».
Per un altro ancora, invece, sono simbolo del perdono che «ci fa sentire voluti bene, amati, ci fa rimettere in piedi e ci fa capire un po’ cosa sia la resurrezione di Gesù. Il perdono è una vera rivoluzione, cambia il modo di vedere la vita».
Il progetto delle ostie in carcere, spiegano dall’Arcidiocesi, «è una provocazione per risvegliare le coscienze di quanti pensano che dagli “avanzi di galera” non potrà mai uscire nulla di buono. Che questo segno – si legge in una nota – sia la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e civili per non dimenticare che anche nelle carceri c’è una umanità viva da valorizzare e recuperare bisognosa di pace e tenerezza affinché tutti diventino pane spezzato».
Per i ragazzi del Fornelli non è il primo laboratorio organizzato dalla Chiesa diocesana di Bari-Bitonto: l’anno scorso, infatti, hanno fornito le essenze profumate per comporre l’olio del Crisma e a Natale hanno composto la preghiera “A Gesù Bambino”, stampata e donata a tutte le comunità della Diocesi.
“Eucarestia, il pane del perdono”, concludono dall’Arcidiocesi, è stato «un piccolo segno del loro voler essere in comunione con tutti perché tutti siano parte dell’unico corpo che è la Chiesa, una Chiesa in cammino reclusa ma non esclusa».
Per i ragazzi il pane spezzato è stato davvero un simbolo: un simbolo che «spezza le cate e rimette insieme i legami di amore e di amicizia», attraverso cui «si condivide così come la libertà deve essere condivisa con tutti e deve essere per tutti». Il pane spezzato e donato, dicono ancora, «è il segno dell’amore più forte della morte per questo spezza anche le dure catene che tutti portiamo». Un’ultima riflessione viene fatta sulla parola “dono” che qualcuno dice sia l’anagramma di “nodo”: «ciò ancora una volta ad indicare che la finalità del donare e del per-donare è quella di ricostruire i legami recisi e spezzati dall’errore e dal dolore», concludono i ragazzi.