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I cerealicoltori protestano davanti al porto di Bari: «Stop all’import selvaggio di grano dall’estero» – VIDEO

In centinaia, tra consumatori e cerealicoltori provenienti da tutta la Puglia, si sono ritrovati, stamattina, davanti al Varco della Vittoria all'ingresso del porto di Bari per il presidio organizzato dalla CIA Agricoltori italiani di Puglia davanti a uno degli scali marittimi in cui, nelle ultime settimane, sono arrivate decine di carichi di grano importato dall’estero…

In centinaia, tra consumatori e cerealicoltori provenienti da tutta la Puglia, si sono ritrovati, stamattina, davanti al Varco della Vittoria all’ingresso del porto di Bari per il presidio organizzato dalla CIA Agricoltori italiani di Puglia davanti a uno degli scali marittimi in cui, nelle ultime settimane, sono arrivate decine di carichi di grano importato dall’estero che hanno determinato il crollo del valore del frumento duro italiano.

Al sit-in in difesa della filiera italiana grano-pasta sono intervenuti, inoltre, numerosi sindaci e rappresentanti di tutti i livelli istituzionali.

«Le navi arrivano soprattutto da Romania, Malta e Turchia», spiega Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. «La cosa strana – aggiunge – è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro. Inoltre, in Turchia il prezzo del prezioso cereale è regolato dal governo ed è alto. Siamo sicuri che il grano che arriva da queste nazioni sia di loro produzione? O si tratta di manovre messe in atto dalla Russia per aggirare l’embargo?».

Già ad aprile 2023, secondo dati diffusi dal ministero, l’import di grano duro ha raggiunto la quota necessaria alle industrie italiane della pasta. Gli agricoltori si chiedono dunque perché, nei mesi da maggio ad agosto, i porti italiani abbiano continuato ad accogliere navi con tonnellate di frumento duro importato.

«Per dissipare ogni dubbio, ma soprattutto per tutelare i produttori e i consumatori italiani, serve attivare strumenti di trasparenza e controllo», aggiunge Sicolo. «Per questo chiediamo una task force che verifichi dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti d’Italia; l’attivazione del Registro Telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio Italia».

Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022, il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Il rischio, ora, è che – a causa del calo del prezzo all’origine, dell’aumento dei costi di produzione e del calo delle rese causato dalla siccità – venga abbandonata la produzione cerealicola da parte di molte aziende.

CIA Agricoltori italiani di Puglia ha quindi presentato dieci richieste rivolte ai parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti e alla Regione affinché sia istituita una una task force che verifichi nei porti, nave per nave, il dna e la provenienza del grano importato; si attivi un’équipe che verifichi, presso le giacenze e i centri di stoccaggio cerealicoli ricadenti nei diversi territori comunali, il dna e la provenienza del frumento immagazzinato; siano attivate tutte le misure previste da Granaio Italia; si rafforzi il sostegno alla produzione anche con contratti di filiera; venga ripristinata la Commissione unica nazionale (Cun) e siano attivati strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro; siano aumentati i controlli sul rispetto dell’etichettatura 100% grano duro italiano; sia valorizzata la pasta realizzata al 100% con grano italiano; vengano aumenti i controlli e le verifiche nei porti e ai confini sulle importazioni dall’estero; si valuti l’ipotesi di una interprofessione dei cereali; venga incentivata la ricerca pubblica e privata per garantire miglioramento delle rese e delle qualità.

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