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I bambini “vittime” delle famiglie: oltre 50 violenze assistite e 70 episodi di trascuratezza in un anno a Bari

Tredici abusi sessuali all’interno delle mura domestiche, 52 casi di violenza assistita (cioè quella tra coniugi o conviventi alla presenza di un bambino) e 69 episodi di trascuratezza da parte dei genitori: sono la maggior parte delle segnalazioni (160 in tutto) pervenute alle forze dell’ordine da scuole, cittadini e famiglie nel corso del 2022. In…

Tredici abusi sessuali all’interno delle mura domestiche, 52 casi di violenza assistita (cioè quella tra coniugi o conviventi alla presenza di un bambino) e 69 episodi di trascuratezza da parte dei genitori: sono la maggior parte delle segnalazioni (160 in tutto) pervenute alle forze dell’ordine da scuole, cittadini e famiglie nel corso del 2022. In ognuno di questi casi è intervenuta anche l’unità operativa del Pim, il pronto intervento dedicato ai minori, composta da un assistente sociale comunale, due dei Municipi, un agente di polizia locale e due finanzieri.

Se si mettono a confronto le segnalazioni dello scorso anno con quelle del 2021 (rispettivamente 160 e 120), si nota come queste siano aumentate di ben quaranta episodi. Nel dettaglio i minori coinvolti nelle attività del Pim – istituito dall’assessorato comunale al Welfare e dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni – sono stati 201 nel 2022 e 157 l’anno prima (40 bambini in più), permettendo alla Procura per i minorenni di aprire ben 70 procedure. Rispetto ai dodici mesi del 2021, inoltre, ci sono stati tre abusi sessuali intrafamiliari in più e 69 casi di trascuratezza generale e incapacità educativa (due anni fa sono stati 41). Molti sono stati gli episodi di maltrattamento, oltre a diverse vicende di abbandono precoce degli studi e ad alcuni casi di autolesionismo.

La fotografia è di certo preoccupante, in quanto tra i dati relativi alle attività condotte dal Pim nel corso del 2022 si nota come si sia verificato un effettivo incremento di fascicoli da parte della Procura per i minorenni, forse a riprova del disagio esistente (e di cui le baby-gang sono solo uno dei fenomeni correlati).

L’obiettivo del Pim – riconosciuto di recente come «buona prassi nazionale» dal ministero della Giustizia – è quello di intervenire tempestivamente in casi di abuso-maltrattamento, devianza ed evasione dell’obbligo scolastico di minori residenti o rintracciati nell’ambito della città di Bari. Il Pronto intervento minori opera sotto il coordinamento funzionale della Procura per i minori, guidata da Ferruccio de Salvatore, ed è preposto allo svolgimento di accurate indagini di polizia giudiziaria e civili sul territorio comunale relative a fenomeni di abusi e maltrattamenti, devianza, evasione dell’obbligo scolastico di minori che, oggetto di segnalazione, richiedano verifiche e interventi urgenti, anche al fine di prevenire situazioni di pregiudizio o fattispecie penalmente rilevanti. Il Pim ormai è uno strumento sempre più utilizzato dalle agenzie educative – scuole, centri sociali e così via – in chiave preventiva per la tempestiva presa in carico dei minori. Proprio ieri, inoltre, è stato rinnovato il protocollo operativo del Pronto intervento per un ulteriore anno. Oltre ai referenti dei diversi enti coinvolti nel progetto c’erano anche l’assessora al Welfare Francesca Bottalico (tra i primi promotori dell’iniziativa) e i responsabili dei servizi socio-educativi del Comune e dell’Ufficio scolastico regionale.

«Siamo testimoni dei risultati positivi di questa sinergia – commenta la prefetta Antonia Bellomo – e ci piacerebbe fosse estesa in altre città pugliesi che registrano fenomeni analoghi. Abbiamo sempre più la necessità di incidere sulla prevenzione, investendo maggiormente in termini di risorse umane e progettualità in grado di mettere a fattore comune le diverse competenze impegnate». «Noi siamo subentrati in corsa, dedicando due unità al progetto – ha commentato William Vinci, comandante provinciale del I gruppo della Guardia di Finanza di Bari -. Si tratta di un’esperienza che ci inorgoglisce molto perché dimostra come all’attività repressiva che generalmente portiamo avanti si aggiunge un lavoro di prevenzione prezioso al servizio di questa iniziativa molto efficace».

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