L’Associazione dei donatori di midollo osseo (Admo) – Puglia compie 30 anni e ha scelto la sala consiliare della Città metropolitana a Bari per celebrare il traguardo raggiunto. L’incontro è stato l’occasione per fare un punto della situazione, ascoltare le testimonianze dirette di donatori e riceventi e un’opportunità per confrontarsi con le istituzioni e le autorità sanitarie del territorio. A partire dai numeri: gli iscritti al Registro regionale Puglia donatori di midollo sono 33.599, di cui ne risultano attivi 26.783. Da quando il registro è entrato in attività nel 1988, sono arrivati a donazione 182 persone.
A Bari il centro più grande per la tipizzazione Hla per verificare la compatibilità con i donatori è il Policlinico. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ibmdr (il registro nazionale dei donatori di midollo osseo), dal Policlinico di Bari sono stati immessi in ricerca, al 31 ottobre 2022 con inserimento dei dati anagrafici al 30 settembre 2022, 439 donatori, quelli immessi in ricerca con inserimento dei dati anagrafici antecedente al 30 settembre, sono stati 522. Sono 119 invece i donatori non ancora immessi in ricerca, quelli cioè il cui campione non è stato ancora tipizzato, per un totale di 1080 donatori totali.
«Il traguardo del trentennale per noi è un nuovo inizio – spiega Maria Stea, presidente di Admo Puglia – soprattutto adesso che con il finanziamento della Regione abbiamo il nuovo ambulatorio mobile, adesso speriamo di ottenere al più presto anche i kit salivari. In questi anni abbiamo creato una importante rete istituzionale con la Regione, gli ambulatori, i centri per i prelievi e le università, ma la strada è ancora lunga». I donatori di midollo osseo devono rispettare criteri molto stringenti: si può essere chiamati a donare fino ai 55 anni, sempre che ci si sia iscritti al registro tra i 18 e i 35 anni. Il limite, introdotto a tutela del donatore e del paziente, non vale per i donatori familiari. «Per bilanciare il numero di chi esce dal registro dei donatori e i nuovi ingressi è fondamentale intercettare i ragazzi nelle scuole e nelle università. Per questo ci vuole più flessibilità da parte del personale sanitario, per intercettare le esigenze dei donatori e rendere più facile il processo».