Guerra in Ucraina: l’impatto sull’economia. Un anno dopo in Puglia mille imprese in meno

A un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina l’Italia fa i conti con una economia sfiancata dall’inflazione e da una ripresa post-pandemia rallentata sul nascere. Uno scenario che travolge soprattutto le comunità più fragili e che hanno meno margini per attenuare l’impatto. Tra queste soprattutto il Mezzogiorno. È difficile separare l’impatto avuto nell’ultimo anno del conflitto da quello del post-Covid. Le difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e semi-lavorati indispensabili per l’economia occidentale, a partire dai chip nell’industria automobilistica, è più legato al rallentamento della Cina sull’onda lunga della pandemia che alla guerra. Non c’è dubbio, però, che il combinato dei due fattori che più hanno caratterizzato lo scenario internazionale nel 2022 abbiano tirato il freno all’economia mondiale. Il risultato è un ampliamento dei divari tra Nord e Sud. Ne è certo lo Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che nel suo report annuale ha posto l’accento sull’impatto maggiore della crisi su chi è più povero. «I rincari – si legge nel report – si sono tradotti quasi meccanicamente in un’asimmetria territoriale sfavorevole al Sud, dove è relativamente più diffusa la presenza di famiglie meno abbienti». Più di un terzo delle famiglie del Mezzogiorno, infatti, si posiziona nel primo quintile di spesa contro il 14,4% del Centro e meno del 13% nel Nord.

L’effetto sulle imprese pugliesi

La Puglia ha vissuto un 2022 complicato. Se durante gli anni della pandemia le aziende avevano mostrato una particolare resilienza, lo scorso anno si è passati da 334.080 imprese registrate a 332.997. Si sono perse, dunque, 1.083 attività, pari a un tasso negativo dello 0,3 per cento (dati fino al terzo trimestre dell’anno, elaborati dall’Osservatorio Aforisma).

La bilancia commerciale con Russia e Ucraina

Osservando i dati a livello provinciale, sono la Capitanata e la provincia ionica ad aver subito il crollo più significativo nelle importazioni dall’Ucraina (rispettivamente -65,2% e -92%). È Brindisi, invece, ad aver visto crollare di più nei primi nove mesi del 2022 le esportazioni verso Kiev, con un crollo dell’88,9%. Per quanto riguarda la bilancia commerciale con la Russia, già nel 2021 gli interscambi avevano subito una brusca frenata che è proseguita anche l’anno seguente. In questo caso sono le province di Bari, Bat e Lecce ad aver perso di più in termini di importazioni (rispettivamente -38,7%, -45% e -61,4%). Un danno economico che però passa in secondo piano (se non in terzo o quarto) di fronte al dramma vissuto dagli ucraini. Perché l’economia, per quanto importante, non varrà mai quanto una vita umana violata.

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