Gravina, la mamma di Ciccio e Tore: «Li hanno uccisi. Ora ricorso alla Corte Ue» – L’INTERVISTA

«Non mi fermerò, finché avrò respiro. Ho già chiesto al ministro della Giustizia, Nordio di intervenire. Ora sono pronta a portare le carte alla Corte Europea. I miei figli devono avere giustizia», sono le parole di Rosa Carlucci, la madre di Francesco e Salvatore Pappalardi (per l’Italia Ciccio e Tore), dopo aver appreso la notizia che la Procura di Bari ha respinto la richiesta di apertura delle indagini per la loro morte, avvenuta nel 2006 (sparirono il 5 giugno) e i cui corpi furono ritrovati mummificati nel 2008. Sì due anni dopo. Rosa non ha pace e ieri si è confrontata col suo avvocato Giovanni Ladisi e col consulente, Rocco Siletti, il cui ufficio privato è tappezzato delle foto dei due piccoli.

Signora Rosa, ma la Procura di Bari afferma che non ricorrono i presupposti per riaprire le indagini, scrivono proprio che «difettano le nuove fonti di prova e i nuovi elementi probatori».

«E’ una follia. Non capisco. Tanti sono i fatti che non coincidono, i miei figli sono stati assassinati. Io ho negli occhi impressi i loro corpi che ho visto in obitorio. Qualcuno ha infierito sul corpo di Ciccio che aveva le braccia incrociate come per difendersi, il viso sfigurato, forse proprio dal secchio che è stato trovato accanto al suo corpo e un piede mozzato, ma secondo lei se uno cade gli si mozza il piede che finisce lontano dal corpo? Tore no, era come addormentato e aveva addosso gli stessi vestiti di quando è scomparso, stranamente non rovinati, quando l’ho visto in obitorio avrei voluto abbracciarlo. E poi i testimoni che si contraddicono, mi creda non c’è nulla di chiaro in questo caso».

Ma lei che cosa pensa? I suoi figli conoscevano quei luoghi, avevano contezza che quella cisterna era impervia?

«A me parlavano di altri luoghi che frequentavano a Gravina, come la piazza davanti alla cattedrale, a picco sulle gravine oppure la fontana, non ho mai sentito parlare di quel posto. Per me lì qualcuno ce li ha portati, io so chi, non posso dirlo, ma le dico che non è stato un gioco tra ragazzini se sono finiti lì dentro. Poi c’è la vicenda del farmaco che è stato trovato accanto ai corpi, so che non potevano essere fatti esami tossicologici sui corpi mummificati, ma questo mi inquieta, ci penso ogni giorno. Ciccio ha sofferto, lo so. Lo racconta il suo corpo. Io non troverò mai pace. Potrebbero essere stati drogati, non lo sapremo mai, ma almeno avrei voluto che la Procura si fosse resa conto di quante cose non quadrano, questo mi sarei aspettata dal tribunale di Bari».

Lei ha scritto al ministro già tempo fa. Ma ha avuto risposta?

«Sì gli ho scritto. Ho molta stima del ministro Nordio e adesso mi appello a lui. Vorrei facesse luce su questa storia, magari anche mandando gli ispettori in Procura. Guardi so che posso apparire solo una madre addolorata e che straparla, ma se non ci fosse stata la stampa questa storia sarebbe stata archiviata subito».

La Procura adesso si è espressa però ed stata netta.

«Ha ragione, con una motivazione di due righe, scritte a mano, non si sono presi neanche la briga di scrivere al computer. Io non mi arrendo, devono saperlo, per questo mi appellerò alla Corte di Strasburgo e al ministro. Non posso far tornare in vita i miei figli, ma se solo dopo due anni dalla loro scomparsa ho potuto dare loro degna sepoltura, se solo dopo due anni sono stati ritrovati mentre erano lì, a Gravina, non in un posto tanto lontano da casa, mi posso permettere di dire che posso anche aspettare altri anni per dare loro giustizia. Io voglio la verità. E voglio che chi ha sbagliato paghi. Non sono sola, accanto a me c’è anche mia figlia, la sorella di Tore e Ciccio, sa che abbiamo fatto in questi anni, abbiamo riletto le carte tante volte ed è proprio da quelle carte investigative che sono nati i nostri dubbi. A me non importa del passato, di quello che poteva essere fatto, mi importa di oggi, mi importa che la memoria dei miei figli sia onorata con la giustizia».

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