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«Gli italiani lottano per pranzare in spiaggia»: Bari finisce sul New York Times

Mentre l'Italia celebra la sua ricca tradizione culinaria, il New York Times parla di un'antica usanza che si scontra con le nuove tendenze del turismo di massa, soprattutto al Sud e in Puglia: il diritto di portare il proprio pranzo in spiaggia. Sulle spiagge pugliesi, dove il sole bacia il mare Adriatico, il profumo del…

Mentre l’Italia celebra la sua ricca tradizione culinaria, il New York Times parla di un’antica usanza che si scontra con le nuove tendenze del turismo di massa, soprattutto al Sud e in Puglia: il diritto di portare il proprio pranzo in spiaggia.

Sulle spiagge pugliesi, dove il sole bacia il mare Adriatico, il profumo del cibo casalingo si mescola con la brezza marina. Ma questa idilliaca immagine sta incrinandosi a causa di una crescente tensione tra i locals (le persone del posto), abituati a banchettare sulla sabbia, e i nuovi stabilimenti balneari che vorrebbero un’immagine più raffinata.

«È una guerra del cibo», affermano, riassumendo il dibattito che sta animando il Bel Paese. Da un lato, c’è la difesa di un’usanza radicata nella cultura popolare, un modo per condividere un pasto con la famiglia e gli amici in un ambiente informale. Dall’altro, la necessità di adeguarsi alle esigenze di un turismo che cerca esperienze più curate e spesso più costose.

«La Puglia non è più nostra»

«La Puglia non è più nostra», lamenta un bagnante, ricordando un tempo in cui le spiagge erano libere e accessibili a tutti. Oggi, molti tratti di costa sono occupati da stabilimenti esclusivi, dove i prezzi dei lettini e degli ombrelloni sono spesso proibitivi per le famiglie con un reddito medio. Ma il pranzo in spiaggia non è solo una questione economica. È un simbolo di identità e di un certo modo di vivere. «È tutto ciò che ci resta», afferma un anziano signore, sottolineando l’importanza di questa tradizione per mantenere viva la comunità.

Le autorità locali si trovano a dover mediare tra le diverse esigenze, cercando di garantire il diritto di tutti a godere del mare senza rinunciare allo sviluppo turistico. La legge italiana, infatti, tutela il diritto di accesso alle spiagge pubbliche, ma lascia un ampio margine di manovra ai gestori degli stabilimenti balneari.

Intanto, sulle spiagge di Bari e dintorni, la battaglia continua. Mentre alcuni portano vassoi colmi di parmigiana e braciole, altri si rilassano sui lettini, ordinando cocktail e insalate. Ma una domanda rimane sospesa: riuscirà l’Italia a trovare un equilibrio tra tradizione e modernità, senza sacrificare l’anima delle sue spiagge?

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