Gli effetti del Decreto lavoro: nove dipendenti pugliesi su dieci trarranno beneficio dal taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale interesserà quasi la totalità dei lavoratori dipendenti pugliesi: il 90%. Sono 1.221.890, infatti, quelli con redditi fino a 35mila euro lordi annui in base al decreto approvato lunedì dal Governo. Si tratta del 52,3% del totale dei contribuenti pugliesi, il 6% di quelli italiani.

È quanto emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma, diretto da Davide Stasi. «Si può dedurre– afferma – che in Puglia la quasi totalità dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 35mila euro, ovvero ben nove dipendenti su dieci non superano la soglia dei 35mila euro di retribuzione lorda annua. A loro spetterà un modesto vantaggio variabile in busta paga. Il provvedimento, infatti, innalza, dal due al sei per cento, l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per tutto il secondo semestre di quest’anno (da luglio a dicembre 2023, con esclusione della tredicesima mensilità). L’esenzione è stata innalzata al sette per cento se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro. La norma – aggiunge Stasi – è stata adottata in chiave anti-inflazione, ma è bene ricordare che, nel 2022, i prezzi al consumo sono cresciuti in media dell’8,1 per cento (contro l’1,9 per cento dell’anno prima), segnando l’aumento più alto dal 1985 (quando fu +9,2 per cento), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli energetici. In particolare, il beneficio va ad aggiungersi all’attuale taglio di tre punti del cuneo per le retribuzioni fino a 25mila euro portandolo a sette punti. Mentre per la fascia di retribuzione compresa tra 25mila e 35mila euro che già beneficiano di una “sforbiciata” di due punti si arriverà a sei. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti in Puglia è di 17.030 euro, contro una media nazionale di 21.500».

L’osservatorio ha provato anche a fare delle simulazioni sull’impatto in busta paga del taglio del cuneo fiscale. Prendendo ad esempio una retribuzione annua di 20 mila euro, è di 32,92 euro l’impatto dei due punti in meno introdotti dal governo Draghi e confermati da quello Meloni. A questo “sconto” si aggiungono ulteriori 44 euro dell’attuale intervento, giungendo alla cifra finale di 76,82 euro in più al mese, 460,92 euro per la restante metà dell’anno. Con una retribuzione di 25mila euro il risparmio sale a 96,03 euro mentre con una retribuzione di 35 mila euro si arriva a 98,56 euro mensili. Secondo i calcoli dell’osservatorio Aforisma, qualora il taglio venisse confermato anche per la prossima legge di Bilancio servirebbero 10 miliardi di euro.

In merito al taglio del cuneo fiscale, inoltre, ieri è intervenuta Legacoop premendo affinché il provvedimento diventi strutturale. «Se si vuole davvero far recuperare potere d’acquisto ai lavoratori – afferma il presidente di Legacoop, Simone Gamberini – a fronte di un’inflazione che non sembra mollare la presa, bisogna detassare gli aumenti contrattuali per la durata di vigenza dei contratti collettivi appena stipulati».

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