La conclusione è tranchant «Si vanno delineando due “modelli” di crescita turistica, uno fondato sul “driver” degli alberghi e un altro sul “driver” degli affitti brevi, soprattutto nelle destinazioni balneari del sud: nel primo caso l’impatto economico per le economie locali e per le imprese è notevole, nel secondo è nettamente inferiore e non contribuisce a creare e sviluppare aziende specifiche che operino nell’economia dell’ospitalità». Sono le parole di Antonio Preiti, direttore di Sociometrica, la società di consulenza strategica, che ha curato, con un gruppo di lavoro, un interessante report dal titolo “Alberghi e affitti brevi – modelli di sviluppo locale a confronto”.
È un modo di “pesare” il diverso impatto dei due modelli di economia dell’ospitalità, come evidenzia anche Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. «Questi due modelli hanno il medesimo fine di offrire ospitalità a chi decide di pernottare in una destinazione turistica, ma le conseguenze economiche sono molto diverse, e talvolta opposte. Queste differenze diventano rilevanti sul piano macro-economico, perché quando in una destinazione prevale la presenza commerciale delle seconde case, questa scelta spoglia l’impatto economico del turismo di gran parte delle sue potenzialità e delle sue promesse in termini di benessere e occupazione, e allo stesso tempo impoverisce l’esperienza di soggiorno dell’ospite», scrive Bocca a commento del report di Sociometrica.
Da un punto di vista economico, il tema sollevato dalla ricerca è ancora più profondo, perché fa riferimento a tutta la microeconomia che riguarda le presenze turistiche non registrate e che potrebbero avere una capacità di creare ricchezza locale e garantire «uno sviluppo più forte e più armonioso» che si basa solo sulle presenze turistiche ufficiali.
Così nella Top 100 delle città con maggiore valore aggiunto turistico sono poche quelle del Mezzogiorno che occupano le prime posizioni, con alcune città pugliesi che non brillano per il risultato. A guidare la pattuglia regionale c’è Vieste che occupa la 26esima posizione, con un valore aggiunto di oltre 480mila euro. segue al 30esimo posto Bari, con poco più di 400mila euro. Poi più distaccata arriva Ostuni (52esima) e a seguire tre località del Salento, con il capoluogo Lecce (70esima posizione e un valore aggiunto di 260mila euro) che precede Ugento, 73esima in classifica, e Gallipoli che occupa la 77esima posizione.