Il settore dei trasporti a Bari non sta reagendo positivamente alla crisi del 2020. I numeri delle immatricolazioni dei mezzi pesanti e degli autobus sono in controtendenza rispetto al resto d’Italia. È il dato che emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio sui macro trend del trasporto pesante di merci e persone stilato da Continental. Lo studio mette in luce le tendenze evidenziate dallo sviluppo del parco circolante dei mezzi in Puglia e a Bari città, attraverso l’analisi dei dati sulle nuove immatricolazioni e la loro anzianità. Se in Italia il comparto dei mezzi pesanti per il trasporto merci ha chiuso il 2021 con 24mila 168 unità, in crescita del 23,6% rispetto al 2020, a Bari i numeri sono meno incoraggianti. Nel capoluogo pugliese vi è stato un ribasso del 3,2%, con 16 mezzi registrati in meno rispetto all’anno precedente, in linea con il resto della Regione Puglia dove si sono immatricolati 43 mezzi in meno per un calo del 4,2%. La situazione peggiora se si guarda al settore del trasporto persone. In Italia c’è stato un importante segnale di crescita, con 4.091 mezzi immatricolati nel 2021 a fronte dei 3.404 del 2020 (+20,2%). Uno scenario contrastante si presenta invece a livello locale: tra le regioni in positivo, la Puglia registra un aumento pari al 12,7% (il corrispettivo di 248 targhe), ma in questo caso Bari è in controtendenza, con un calo del 37% e ben 57 immatricolazioni in meno rispetto al 2020.
Numeri che fotografano una crisi strutturale più profonda di tutto il settore, come spiega Enzo Boffoli, segretario regionale della Uil Trasporti. «Per quanto riguarda il trasporto pesante il problema principale è che non ci sono le condizioni per reperire sufficiente personale sul territorio: ci sono pochi autisti dotati delle patenti necessarie per svolgere questo tipo di attività lavorativa». Una mancanza di personale che trova le sue radici nella precarietà delle condizioni di lavoro e dei costi a carico dei dipendenti del settore. «Molte delle patenti necessarie hanno delle scadenze di breve periodo biennali o quinquennali, alcune addirittura annuali come nel caso del trasporto e dello smaltimento di materiali speciali – dice Boffoli – i lavoratori del settore devono avere a disposizione cifre pari a 5mila o 7mila euro solo per dotarsi della documentazione necessaria a lavorare. Di questi costi non si fanno carico le società e sono completamente addebitati ai lavoratori. Se si aggiunge che, soprattutto nel sud Italia, la retribuzione non è adeguata e si lavora tanto con poche tutele, i dati sono presto spiegati». Il sistema dunque, secondo il sindacato, fa di tutto per scoraggiare una attività che, semaggiormente tutelata, troverebbe una platea di lavoratori maggiore rispetto a quella che ha oggi. Una riflessione a parte meritano i dati relativi alla longevità dei mezzi.Il capoluogo levantino registra la più alta concentrazione di veicoli con massimo 10 anni (29,1%) e la percentuale più bassa di mezzi pesanti con più di 20 anni (32,6%). «Questo comporta una scarsità di mezzi immatricolati – spiega Boffoli – perché i costi sono esclusivamente a carico di Amtab e Comune».