«Il servizio pubblico sanitario è peggiorato e quindi anche i consultori», a parlare è Maria Teresa Coppola, psicologa, FP Cgil Medici e dirigenti del SSN Puglia.
Dottoressa la 194 è di difficile applicazione in Puglia, dipenda da questo?
«Venti, trenta anni fa l’organico degli stessi consultori era più numeroso, per questo chiediamo un consultorio ogni 20mila abitanti così come stabilisce la 194/78. Va ricordato che la legge sui consultori prevedeva un tot di ore per ciascuna disciplina (ginecologi, psicologi, ostetrici, assistenti sociali, ndr) ora ci ritroviamo con una ostetrica o uno psicologo che è su tre consultori e che non può che garantire poche ore a settimana, per ogni presidio. Oppure addirittura ci sono consultori senza ginecologi. Insomma un servizio assolutamente impoverito di professionisti. Guardi il mio non è un pensiero personale, lavoriamo con un personale al 60 per cento, sono numeri chiari. E abbiamo dei consultori fantasma. Per non parlare del personale che manca per quella che è la prevenzione, la comunicazione sulla contraccezione, il lavoro nelle scuole, un lavoro che non va trascurato ed essenziale».
Poi ci sono gli obiettori…
«Ci sono presidi ospedalieri dove ci sono solo obiettori. Ma questo accade anche perché chi non lo è, e si ritrova in reparto, a fare solo questo: IVG. E sa perché? Perché nessuno vuole farlo. E uno non è che studia 15 anni solo per fare aborti, così come va detto che c’è un peso psicologico non indifferente anche per un medico. Ribadisco è un diritto delle donne abortire ed è un diritto dei medici essere obbiettori, ma non possono andarci di mezzo le donne per tutto questo. Invece accade. La politica sanitaria deve fare qualcosa. Non so che cosa. Ma dobbiamo fare in modo che la 194 resti una legge applicabile».
Lei è d’accordo che entrino nei consultori anche le associazioni Pro Vita?
«Terrei a ribadire che il sostegno e la conoscenza di ciò che è un IVG viene dato in consultorio dai professionisti che ci lavorano, il cui compito non è convincere nessuno, nè ad abortire, nè a non farlo. Le donne devono autodeterminarsi e scegliere liberamente».