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Giornata contro la Tratta di esseri umani: «I centri di accoglienza sono spesso fonte di “forza lavoro”»

In occasione della Giornata europea contro la tratta di esseri umani, sul palazzo della presidenza della Regione Puglia è stato esposto uno striscione per sensibilizzare la cittadinanza e le Istituzioni sull’importanza della lotta alla tratta e della protezione delle persone vittima di grave sfruttamento. La Giornata, istituita nel 2006 dalla Commissione europea, costituisce un’occasione per…

In occasione della Giornata europea contro la tratta di esseri umani, sul palazzo della presidenza della Regione Puglia è stato esposto uno striscione per sensibilizzare la cittadinanza e le Istituzioni sull’importanza della lotta alla tratta e della protezione delle persone vittima di grave sfruttamento.

La Giornata, istituita nel 2006 dalla Commissione europea, costituisce un’occasione per fermarsi a riflettere su di un fenomeno che, da ormai molti anni, lambisce in maniera più o meno grave tutti gli Stati facenti parte dell’Unione Europea. Come testimoniano i dati raccolti dalle Istituzioni preposte, sono decine di migliaia le persone identificate quali vittime di tratta a scopo di grave sfruttamento. Ogni anno giovani donne, uomini, persone transessuali e minorenni vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali per essere sfruttati nell’ambito della prostituzione, del lavoro gravemente sfruttato, dell’accattonaggio e delle economie criminali forzate (spaccio e furti), dei matrimoni forzati e del traffico di organi.

Quello della tratta di esseri umani, oltre a rappresentare una violazione dei basilari diritti umani, è un fenomeno complesso in costante evoluzione: per essere contrastato in maniera efficace risultano di fondamentale rilevanza gli interventi multi-agenzia e la cooperazione tra le varie Istituzioni.

I dati raccolti negli ultimi due anni dal progetto regionale “La Puglia non Tratta, insieme per le vittime”, evidenziano «un aumento delle situazioni di sfruttamento sessuale al chiuso nei centri abitati e negli insediamenti; la persistenza delle condizioni di vita disumane delle vittime, soprattutto nelle campagne della Bat e nel Foggiano; un cambiamento delle modalità di reclutamento e assoggettamento che avvengono sempre più attraverso le piattaforme digitali».

I dati sono stati diffusi dalle associazioni che si occupano del progetto e sono contenuti in un report sulla situazione in Puglia dove «è diminuita la presenza delle vittime di tratta in strada (meno nel Tarantino e nel sud Barese), forse soppiantata da forme al chiuso invisibili e legate all’uso del digitale». Mentre luoghi «significativi di sviluppo del fenomeno di tratta sono i Centri accoglienza e richiedenti asilo (in particolare Bari Palese), i Centri di accoglienza straordinaria e i Sistemi di accoglienza e integrazione». Questi centri sarebbero «spesso fonte di forza lavoro, soprattutto giovanile: le donne nigeriane, anche minori, sono vittime di sfruttamento sessuale; gli uomini, spesso bengalesi, di sfruttamento lavorativo».

Le unità mobili e gli sportelli della rete regionale anti-tratta hanno contattato 2.500 persone negli ultimi due anni. L’85% di queste per sfruttamento sessuale e il 15% per sfruttamento lavorativo, 80% donne, 17% uomini, 3% transgender. Le nazionalità più diffuse sono nigeriana, bulgara, rumena, e colombiana per lo sfruttamento sessuale; ghanese e marocchina per quello lavorativo, con un incremento dei bengalesi soprattutto nella ristorazione.

Le strutture di accoglienza totali in Puglia sono 15 tra case di fuga, comunità di prima e seconda accoglienza, per uomini, donne e minori stranieri non accompagnati.

La Regione Puglia, intanto, ricorda che le vittime di tratta e grave sfruttamento possono accedere al Programma Unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale, finanziato a livello nazionale dal Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri e attuato mediante progetti su tutto il territorio nazionale. Il progetto regionale “La Puglia non tratta – insieme per le vittime” prevede attività di primo contatto con le popolazioni a rischio di sfruttamento, azioni di identificazione dello stato di vittima di tratta e grave sfruttamento, attività di primo contatto con le popolazioni a rischio di sfruttamento, azioni di identificazione dello stato di vittima di tratta e grave sfruttamento, anche presso le Commissioni territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale.

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