Gianni Minà e la partecipazione al Bif&st nel 2019, Emiliano: «Raccontò la sua straordinaria carriera»

«Una delle ultime visite in Puglia di Gianni Minà fu durante il Bif&st del 2019. Fu ospite a Bari per un incontro con il pubblico sulla sua straordinaria carriera, fatta di incontri e testimonianze irripetibili, da Maradona a Fidel Castro, dai Beatles a Muhammad Alì, interpretando il senso di un servizio pubblico radiotelevisivo che restituisse agli spettatori la spiegazione di terre lontane e vicine e di personaggi controversi ma protagonisti dei loro tempi». Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ricorda il giornalista Gianni Minà, scomparso ieri a 84 anni dopo una breve malattia cardiaca.

Nato a Torino il 17 maggio del 1938, è stato un giornalista testimone del nostro tempo e protagonista di incontri memorabili: da Fidel Castro al Comandante Marcos, a Maradona fino a Muhammad Ali. Un’agenda di numeri di telefono che spaziavano da Luis Sepúlveda a Robert Redford passando per Robert De Niro.

Gianni Minà ha iniziato la carriera da giornalista nel 1959 a “Tuttosport” (di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998). Nel 1960 debutta in Rai collaborando alla realizzazione dei servizi sportivi sui Giochi olimpici di Roma. Approdato a “Sprint”, rotocalco sportivo diretto da Maurizio Barendson, a partire dal 1965 si occupa di documentari e inchieste per numerosi programmi, tra cui “Tv7”, “AZ, un fatto come e perché”, “Dribbling”, “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo” e “Gulliver”.

Con Renzo Arbore e Maurizio Barendson fonda “L’altra domenica”. Nel 1976 viene assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato. Nel 1981 vince il Premio Saint Vincent in qualità di miglior giornalista televisivo dell’anno. Dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a “Mixer”, debutta come conduttore di “Blitz”, programma di Raidue di cui è anche autore, che accoglie ospiti come Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez e Muhammad Ali.

Minà ha diretto la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo.

Collaboratore per anni di quotidiani quali la Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e il manifesto, ha all’attivo numerose pubblicazioni, tra le quali: Il racconto di Fidel (1988), Un continente desaparecido (1995), Storie (1997), Un mondo migliore è possibile. Da Porto Alegre le idee per un futuro vivibile (2002), Politicamente scorretto (2007), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con G. De Marzo), Storia di un boxeur latino (2020) e Non sarò mai un uomo comune (2021).

In un’intervista al “Corriere della Sera” Minà spiegava così l’affetto di personaggi intervistati e che erano entrati nella sua vita: «Credo sia una questione di intimità. Io ho i modi che soddisfano le relazioni umane. E quando mi dicevano no, non insistevo». Il giornalista che ha intervistato quasi tutti, dai Beatles al Subcomandante Marcos, aveva spiegato al quotidiano che il suo rimpianto era non aver intervistato Nelson Mandela: «Mi è sfuggito Nelson Mandela. Ci eravamo messi d’accordo e mi aveva invitato in Sudafrica. Poi dovetti rinviare per tre quattro giorni e non siamo più riusciti a vederci».

Con Minà l’Italia perde «un giornalista e conduttore che resterà con i suoi lavori nella memoria collettiva», conclude Emiliano esprimendo il cordoglio personale e dell’intera Regione Puglia.

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