Gea “scarica” la giunta Pecoraro «Eravamo considerati un fardello»

I tre consiglieri rimasti in Gea dopo la scissione del gruppo consiliare lasciano la maggioranza che sostiene Pecoraro, abbandonando platealmente l’aula del consiglio comunale di Manduria. È accaduto ieri, dopo che qualche ora prima avevano diffuso un duro comunicato in cui definivano «di non poca rilevanza» la precedente fuoriuscita dal gruppo degli altri tre consiglieri che lo componevano, la cui compagine ora riprende il vecchio nome di “Città più”. Una separazione che va riconsiderata anche alla luce delle dimissioni di due giorni fa da parte dell’assessora all’ambiente e all’urbanistica Maria Angela Marasco, la quale era stata indicata per l’incarico quando Gea era ancora unito e dopo che il gruppo aveva messo alle strette la giunta Pecoraro sui temi ambientali, rivendicandone appunto la gestione amministrativa.

Riferendosi agli ex sodali, l’attuale Gea afferma che la decisione di abbandonare la casa comune «è il risultato della palese “difficoltà” da parte degli stessi a continuare a seguire la linea politica di Gea, un gruppo che, da sempre, ha fatto dell’ecologia e della salvaguardia del territorio dei capisaldi della propria azione politica, che sono stati considerati sempre di più, da alcuni, un “fardello” troppo grande da sostenere, data la portata delle problematiche da affrontare».
L’altra stoccata ai transfughi riguarda la gestione della nomina di Angela Demarco ad assessora alla cultura. Quest’ultima, indicata dagli scissionisti in sostituzione dell’altra dimissionaria Alessandra Dimagli, ha assunto l’incarico dopo appena quarantotto ore dalla separazione, con tempi e modalità che, secondo Gea, presuppongono «un’adeguata e segreta preparazione, se non, come più plausibile, una strategica premeditazione».
Insomma, volano gli stracci all’interno della maggioranza che sostiene l’amministrazione Pecoraro, alla quale nel consiglio comunale di ieri i tre rimasti in Gea hanno deciso di far mancare il proprio appoggio, soprattutto ora che l’assessora Marasco ha sbattuto la porta in faccia all’esecutivo adducendo la motivazione di una mancanza di progettualità comune e soprattutto dell’esistenza di visioni confliggenti sulle questioni ambientali. Le stesse su cui resta arroccato il presidio di Gea. «In questo periodo di consiliatura – afferma il gruppo –, nell’esclusivo interesse della città e del territorio, abbiamo portato avanti posizioni politiche molto critiche su diversi temi, che non possono essere assolutamente svenduti o barattati: tra questi, il depuratore, le discariche, l’isola ecologica a San Pietro, il Pug, i piani spiaggia, le concessioni balneari. Problematiche rispetto alle quali noi non intendiamo fare passi indietro, coerentemente con la nostra onestà intellettuale».
Il rinominato gruppo “Città più” incassa i colpi sferrati da Gea, ma non accetta di essere additato come un sodalizio di yesman agli ordini di Pecoraro, che a conti fatti potrebbe disporre solo di un voto per tenere in vita l’amministrazione. Il suo. «È vero – commenta Michele Matino, capogruppo di “Città più” –, con Gea fuori dalla maggioranza siamo tredici contro dodici, con il voto determinante dello stesso sindaco. Per quel che ci riguarda, invece, resteremo in maggioranza. Continueremo a starci con il dovuto atteggiamento critico e andremo a verificare di volta in volta ciò che accade. Noi non siamo usciti da Gea perché dobbiamo dire sempre sì, non siamo improvvisamente diventati tre imbecilli. Altra cosa è invece affermare che non bisogna essere intransigenti su tutto: le cose vanno viste, verificate, non si può sempre dire no a priori. Farlo non è una posizione democraticamente corretta». Riguardo alle specifiche questioni sollevate dagli ex compagni, Matino ricorda che l’anima ambientalista di “Città più” rimane inalterata, così come quando albergava nel gruppone unitario di Gea. «Sulla questione dell’ecocentro di San Pietro in Bevagna, per esempio – ribadisce il capogruppo –, restiamo del parere che debba essere portato in un altro sito, quello che avevamo individuato insieme. Di cambiare idea non se ne parla proprio».

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