Gallipoli, lo sfogo del titolare del Praja: «Chiusi per una norma di quasi un secolo fa»

Non si fa attendere lo sfogo di Pierpaolo Paradiso, amministratore della Praja, rinomata discoteca di Baia Verde, a Gallipoli, fatta chiudere per quindici giorni dalla questura di Lecce. I disordini degli ultimi giorni, le risse innescate tra comitive di ragazzi e l’abuso di alcol da parte di minorenni, hanno spinto il questore, Andrea Valentino, a disporre i sigilli al locale, sospendendone la licenza.

«Abbiamo subito una chiusura dettata da una norma risalente a quasi un secolo fa – ha sostenuto Pierpaolo Paradiso – secondo cui se una rissa accade a Baia Verde, il titolare di un locale risulta esserne responsabile solo perché le parti in causa magari si sono incontrate lì qualche ora prima. Il paradosso è proprio questo, andrebbe rivista questa normativa – l’articolo 100 del Tulps, ndr – perché è una normativa datata e la nostra battaglia sarà proprio questa, come associazione di categoria e come locale da ballo. Questa legge ci permette alla mercé di qualunque banda di facinorosi. Oggi, infatti, è sufficiente che qualcuno venga nel tuo locale con l’intenzione di fare una rissa e ti fanno chiudere il locale perché il principio è esattamente quello».

«Io – ha continuato Paradiso – penso di aver rispettato alla lettera quello che era il protocollo d’intesa, firmato nel 2016. Questo locale contiene circa 50 telecamere, tant’è che in alcune circostanze ci sono state richieste delle immagini, un servizio di sicurezza che conta 50/60 unità, i metal detector all’ingresso e, a nostre spese, abbiamo firmato un contratto con una società di vigilanza per sorvegliare la zona durante le ore notturne».

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