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Freedom Flotilla, l’attivista barese Tony La Piccirella rifiuta il rimpatrio immediato: è in sciopero della fame

L'attivista barese Antonio La Piccirella, uno dei due italiani a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla Coalition fermata dalla Marina militare israeliana al largo di Gaza, ha rifiutato il rimpatrio immediato ed è a disposizione dell'autorità giudiziaria presso il centro detentivo di Ramla, a sud di Tel Aviv, in attesa dell'espulsione che sarà disposta…
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L’attivista barese Antonio La Piccirella, uno dei due italiani a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla Coalition fermata dalla Marina militare israeliana al largo di Gaza, ha rifiutato il rimpatrio immediato ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria presso il centro detentivo di Ramla, a sud di Tel Aviv, in attesa dell’espulsione che sarà disposta dal giudice.

Stando a quanto si apprende da un post pubblicato sulla sua pagina Instagram, La Piccirella e altri 13 attivisti hanno iniziato uno sciopero della fame «dopo essere stati illegalmente rapiti dall’Idf in acque internazionali». La Piccirella e gli altri hanno rifiutato di firmare gli ordini di espulsione volontaria e sono detenuti nelle prigioni israeliane in attesa di processo.

L’italiano rientrato: «La Handala venga dissequestrata»

L’altro italiano a bordo della nave, Antonio Mazzeo, è invece rientrato oggi in Italia e ha lanciato un appello affinché l’Handala «con il suo carico di aiuti e di giocattoli, la cosa più importante a bordo di quella barca, venga immediatamente dissequestrata e venga riconsegnata alla Freedom Flotilla Coalition: il Mare Nostrum – ha affermato – non è più mare di nessuno ma soltanto il mare israeliano dove si possono permettere di continuare a fare quello che vogliono».

Mazzeo ha ringraziato «la console italiana in Israele che veramente si è messa a disposizione» ma ha sottolineato che gli attivisti sono «profondamente arrabbiati per quel che è accaduto: lo sapevamo, partendo, che l’impresa di toccare Gaza sarebbe stata estremamente complicata». Per Mazzeo, quello subito dall’Handala è stato «un vero e proprio abbordaggio». L’attivista e giornalista impegnato nella causa palestinese ha chiesto «al governo italiano e a tutte le cancellerie dei Paesi presenti di fare in modo che tutte le altre persone che non sono state rimpatriate, vengano fatte tornare nel minor tempo possibile. Il mio interrogatorio è stato, a dir poco, indegno», ha concluso.

Il sindaco di Gallipoli: «Profonda preoccupazione»

Nei giorni scorsi la Handala ha fatto scalo anche a Gallipoli dove, ricorda il sindaco e presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, «ha ricevuto il sostegno e la vicinanza della comunità locale e delle istituzioni e, da sindaco, ho avuto l’onore di accoglierla, conoscere personalmente l’equipaggio e apprezzare a pieno spirito e finalità della missione».

In una lettera indirizzata al ministro degli Affari esteri Antonio Tajani e all’ambasciatore d’Italia a Tel Aviv Luca Ferrari, Minerva esprime «profonda preoccupazione» per la situazione della Handala.

«L’Italia – scrive il sindaco di Gallipoli – da sempre promuove dialogo e rispetto del diritto internazionale, non può rimanere indifferente al cospetto di episodi che rischiano di compromettere principi fondamentali di umanità e cooperazione, soprattutto in una situazione, come quella palestinese, che ci restituisce una condizione di affanno in cui la malnutrizione e la difficoltà di approvvigionamento di alimenti e medicinali sta compromettendo sempre di più un contesto già drammatico», conclude.

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