Ripartire dai legami sociali superando l’individualismo. È un messaggio importante quello lanciato da Francesco Giorgino dal palco del Teatro Curci di Barletta. Docente universitario, giornalista e conduttore, Giorgino ha colto l’occasione del TEDx per rivolgersi soprattutto alle nuove generazioni, in un periodo in cui le relazioni umane tendono a indebolirsi e la comunicazione si limita frequentemente a semplici connessioni.
Viviamo in un tempo che molti definiscono come “società liquida”, dominata dall’individualismo. Perché questo termine è ancora così attuale?
«Perché descrive un fenomeno evidente: la società di oggi è fluida, mutevole, spesso priva di legami stabili. Bauman ha definito la società “liquida” perché siamo sempre meno legati gli uni agli altri e molto più orientati all’autorealizzazione personale. È come se ogni relazione fosse diventata una scelta contingente, revocabile, piuttosto che un legame solido. Questa frammentazione, che io preferisco definire “dissocietà”, è molto diversa dalla visione comunitaria del passato. Stiamo attraversando un’epoca in cui si assiste a una sorta di bulimia degli stimoli della conoscenza, ma allo stesso tempo c’è un’evidente anoressia del senso comunitario, per usare metafore mediche».
Come incide tutto questo sulle nostre relazioni?
«Le relazioni si fanno inevitabilmente più fragili, talvolta superficiali, dominate da quella che chiamo la logica della “connessione”. Siamo tutti connessi, ma non realmente in relazione. Una connessione, infatti, non crea necessariamente condivisione di senso, non implica scambio di valori o significati profondi. Di conseguenza, si creano legami sociali deboli e meno resistenti. Tutto diventa, appunto, più liquido».
A Barletta ha parlato anche di una crisi del rapporto tra “natura” e “cultura”. In cosa consiste?
«Talvolta rischiamo di dimenticare aspetti naturali fondamentali della nostra esistenza. La cultura, intesa come insieme di regole, valori e significati condivisi, deve aiutarci a trovare un equilibrio tra chi siamo biologicamente e chi vogliamo essere socialmente. Tuttavia, oggi la cultura tende a essere svuotata, trasformata in qualcosa di accessorio, spesso anche relativizzata. Recuperare, dunque, una cultura che dia significato alla nostra vita collettiva è cruciale per contrastare l’individualismo estremo e promuovere una coesione sociale reale».
In che modo possiamo, quindi, rafforzare concretamente i legami sociali?
«Dobbiamo ricostruire il senso di comunità partendo dai valori che ci uniscono. Il primo passo è riscoprire l’importanza delle relazioni autentiche, che non si limitino a essere connessioni ma diventino condivisioni di esperienze e di significati. Anche la comunicazione deve cambiare, tornando a essere un mezzo per la creazione di senso e non solo uno strumento tecnologico. E poi, è importante promuovere occasioni di incontro e di dialogo, valorizzando il concetto di persona e non quello di individuo basato esclusivamente sulla logica dell’autodeterminazione».