Fondi Ue, le possibili conseguenze delle scelte di Palazzo Chigi: 5 miliardi ancora in bilico al Sud

Ammontano a 60 milioni e 300mila euro le risorse alle quali il Comune di Bari rischia di dover rinunciare nel caso in cui la Commissione europea dovesse dare il via libera alla revisione dell’agenda e all’integrazione del capitolo RepowerEu suggerita dal ministro Raffaele Fitto. La partita è diversa e ulteriore rispetto a quella delle modifiche degli obiettivi collegati alla quarta rata del Pnrr, per la quale il governo Meloni ha incassato ieri un fondamentale ok dal Consiglio Affari generali dell’Unione europea. La trattativa con Bruxelles, però, tiene col fiato sospeso i Comuni, dove si concentra il 91% degli interventi per i quali potrebbe scattare il taglio dei fondi, e soprattutto quelli del Sud, potenzialmente costretti a rinunciare a più di cinque miliardi di euro.

A suonare l’allarme è l’osservatorio sul Pnrr della fondazione Openpolis. Tra i principali punti della proposta avanzata da Fitto spicca il definanziamento di nove interventi a cui erano destinati complessivamente 17 miliardi di risorse tratte dal Pnrr, dei quali 12,3 già assegnati a 42.786 progetti. Palazzo Chigi ha garantito che rifinanzierà quelle misure con i Fondi di coesione e con quello complementare, ma non ha chiarito la fattibilità della copertura. Proprio questa incertezza preoccupa i Comuni, gli enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili, molti dei quali già avviati, e per cui rischiano di mancare improvvisamente le risorse.

Qualcuno si chiederà: è possibile che Governo italiano e Commissione europea, tutto a un tratto, ritirino i miliardi indispensabili per portare a termine tante opere strategiche? Sì, come l’osservatorio sul Pnrr della fondazione Openpolis chiarisce nel suo dossier. La pubblica amministrazione, infatti, può ritirare l’aggiudicazione dei progetti, purché dimostri la presenza di motivi di interesse pubblico o gravi difficoltà finanziarie. Se la Commissione europea dovesse approvare le modifiche richieste dal Governo italiano, quindi, le nove misure verrebbero immediatamente stralciate dal Pnrr con i progetti in esse contenuti. E questi stessi progetti, qualora Palazzo Chigi non riuscisse a trovare diverse fonti di finanziamento, correrebbero addirittura il rischio di non essere mai realizzati.

Ma quanti sono gli interventi in bilico? Complessivamente ammontano a 42.786 e, manco a dirlo, si concentrano al Sud: a quest’area sarebbero sottratti 5,6 miliardi di euro a fronte dei 4,1 e dei 2,3 negati rispettivamente al Nord e al Centro. Le città più penalizzate sarebbero le tre più grandi, cioè Roma, Milano e Napoli, che dovrebbero dire addio rispettivamente a 229,5, 168,7 e 142,1 milioni di euro. Ma fortemente penalizzata sarebbe anche Bari, di fatto costretta a rinunciare a 60,3 milioni con i quali l’amministrazione comunale ambisce, per esempio, a realizzare la nuova piazza d’arti e a riqualificare le aree verdi e il parcheggio dell’ex caserma Rossani. Nel capoluogo pugliese, decine di simili progetti di restyling del verde pubblico potrebbero non vedere mai la luce. Non se la passano meglio altre località come Roma, dove l’incertezza riguarda la realizzazione di 63 poli di sport accessibili a persone con disabilità, e Napoli, dove verrebbe meno l’investimento per il nuovo ecoquartiere. In generale, il definanziamento delle nove misure proposto dal ministro Fitto alla Commissione europea si abbatterebbe come una scure su migliaia e migliaia di progetti strategici per le città, a cominciare da quelli inclusi nei piani urbani integrati. «Tutti progetti – sentenziano gli esperti riuniti nell’osservatorio sul Pnrr della fondazione Openpolis – che hanno già vinto un bando, hanno passato una selezione e si sono visti riconoscere determinate risorse, ma che al momento rischiano di non essere concretizzati».

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