Reperti archeologici in mostra al posto di polverosi documenti e fascicoli archiviati da lungo tempo e che trovarono il paziente, e amorevole, lavoro di catalogazione del compianto Pasquale De Cicco, indimenticato direttore della sede foggiana dell’Archivio di Stato che anima le secolari pareti di Palazzo Filiasi in piazza XX Settembre a Foggia.
Come anticipato, quasi un anno fa, dall’Edicola del Sud, quei documenti e quei fascicoli rischiano lo sfratto dalla storica sede. In questi giorni è arrivato un perentorio ordine di trasferimento degli uffici e della corposa biblioteca dell’Archivio presso i locali utilizzati come deposito della vasta documentazione conservata dall’istituto.
Contro il trasloco si è attivato un comitato di cittadini, lanciando una petizione online, che in poco meno di due giorni ha raccolto quasi 700 firme per evitare una vera e propria doccia fredda, se si considera che l’Archivio, oltre al trasferimento e a i suoi problemi operativi dettati dalla gran mole di preziosi e rarissimi documenti di storia soprattutto locale, che finiranno negli scatoloni di cartone – probabilmente con il rischi di rimanerci per sempre – non potranno più essere consultati, si vedrà sottratto anche di due eleganti sale, una espositiva utilizzata per mostre e laboratori e l’altra, più vasta intestata allo studioso della Regia Dogana, John Marino, utilizzata per conferenze e convegni. Le motivazioni ministeriali sono tutte nella creazione presso il Palazzo Filiasi di un Museo nazionale della Daunia. Ottima realtà, manca infatti a Foggia un contenitore delle migliaia di reperti, sottratti di fatto alla visione pubblica e allo studio.
L’aumento considerevole della frequentazioni da parte di studiosi e dell’attività culturale dell’Archivio di Stato di Foggia in questi ultimi anni, è stato di fatto anche riconosciuto dal Ministero della Cultura che proprio in questi mesi ha provveduto ad assegnarvi varie e nuove unità di personale.
Il trasferimento della sede spegnerebbe l’entusiasmo creato intorno alle iniziative culturale dell’Archivio di Stato, toglierebbe quella parte di speranza in una Foggia migliore, specie ora che anche la biblioteca La Magna Capitana è chiusa per lavori di ristrutturazione.
In conclusione, ben venga un Museo Nazionale a Foggia, ma il ministero trovi una giusta collocazione per gli uffici, le sale conferenze e mostre e le migliaia di preziosi testi della biblioteca dell’Archivio, che rischiano ora di essere accantonati nei depositi. La nuova luce del Museo non spenga quella ravvivata delle attività culturale dell’Archivio, trovi il ministero adeguata collocazione affinché la strada di apertura culturale intrapresa dalla Direzione dell’Archivio non sia interrotta e la cittadinanza non debba rinunciare a questo importante contenitore di iniziative di successo. Su questo pericolo, anche i presidenti delle più rappresentative associazioni culturali della città, come gli Amici del Museo, presieduti da Carmine de Leo, le sezioni di Storia Patria diretta da Mario Freda, di Italia Nostra con Pina Cutolo e dell’Istituto per il Risorgimento con Franco Barbaro, hanno già inoltrato una nota di protesta direttamente al Ministro della Cultura, al Presidente della Regione Puglia ed al Sindaco di Foggia in cui sollecitano il loro interessamento per una soluzione positiva che non interrompa la positiva attività culturale in una città come Foggia, che ha tanta “fame” di cultura!