Come sempre, avvicinandosi la stagione dei grandi raccolti, emergono le criticità del settore primario con indagini e inchieste sul “sistema caporalato” che coinvolge da tempo le imprese di un settore strategico per l’economia italiana e pugliese qual è quello agricolo. L’ultima è dei giorni scorsi, quando, come precisa la Flai Cgil a margine dell’inchiesta denominata “Caporalis” sono state arrestate due persone e indagate dodici. Ne parliamo con Antonio Gagliardi, segretario regionale della Flai-Cgil Puglia che da anni è in prima linea nel contrasto al caporalato, alla precarietà e al sotto-salario di cui sono vittime i braccianti immigrati e che si batte non tanto per un’azione repressiva quanto per l’applicazione effettiva e totale delle leggi in materia, come la 116 del 2014 e 199 del 2016
Segretario, c’è da registrare un dato: diminuisce ancora il numero degli operai agricoli in Puglia. Quali sono le province in cui si registra il calo maggiore e per quali motivi?
«Negli ultimi sette anni la nostra regione ha perso quasi 33mila braccianti e questa decrescita interessa un po’ tutte le province pugliesi tranne Foggia».
E qual è la situazione dei ghetti?
«Quella dei ghetti è una situazione intollerabile, che va avanti da tanti, troppi anni. E i caporali ringraziano, perché le baraccopoli sono diventate anche luoghi dove reclutare braccianti che poi finiscono per essere pagati poco o nulla».
Allora cosa manca su questo fronte?
«Manca la volontà politica di utilizzare i fondi per cancellare definitivamente le baraccopoli e, al tempo stesso, una presa di coscienza della dannosità di certe leggi. Prima fra tutte la Bossi-Fini».
Poi c’è la questione delle aziende agricole pugliesi che non si iscrivono alla Rete del Lavoro agricolo di Qualità, anzi pare che ci siano delle defezioni?
«Proprio così. A fronte di un già basso numero di adesioni (l’aggiornamento è a maggio 2024) si registra un deciso arretramento delle aziende iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato».
E i controlli da parte delle istituzioni sono sufficienti?
«Gli accertamenti sulle irregolarità lavorative e in materia di sicurezza nel settore agricolo in Puglia hanno interessato nel 2023 solo il 3% delle imprese con dipendenti. Un risultato oramai consolidato che da un lato dimostra la necessità di aumentare gli organismi ispettivi, dall’altro consegna purtroppo alla quasi casualità il controllo dello Stato e quindi la possibilità di agire in spregio alle regole».
Come vede la Puglia dal punto di vista produttivo? Si rilevano criticità per grano e vino, tanto che per quest’ultimo alcune esponenti del settore parlano addirittura di estirpazione di vigneti…
«Ritengo che il comparto in Puglia stia difendendo bene le nostre eccellenze sia a livello nazionale che estero. Per quanto riguarda il grano sta risentendo delle crisi mondiale soprattutto per le guerre in corso in Europa e Medio Oriente, mentre per il vino sarebbe dannoso una ventilata riduzione dei vigneti (un errore commesso in passato per latre produzioni) mentre metterei mano nel settore vitivinicolo a una rivisitazione nell’intera filiera».
Qualche settimana fa si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che hanno in parte cambiato alcuni equilibri politici. Queste elezioni sono state precedute nei mesi scorsi da imponenti e vibrate manifestazioni di protesta in tutta Europa, Italia compresa, contro le politiche green che la stessa Europa ha messo in campo.
«Ho seguito con grande attenzione sia le elezioni europee che le manifestazioni di protesta degli agricoltori, però ho condiviso le richieste di questi ultimi solo in parte in quanto ritengo necessario che l’Europa, a medio e lungo termine, debba dotarsi di politiche green che salvaguardino l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente».