Ferrovie: al Nord treni moderni, al Sud quelli lenti. La linea jonica tra le peggiori della Penisola

Legambiente con il nuovo report di “Pendolaria”, che analizza lo stato delle ferrovie regionali e il trasporto quotidiano dei passeggeri, racconta in sintesi di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità della mobilità su ferro. Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024, si concentrano nel Mezzogiorno, tra cui la linea adriatica nel tratto Barletta-Andria-Trani e la jonica tra Taranto e Reggio Calabria.

Secondo il report dell’associazione ambientalista, «È sbagliato investire sul Ponte sullo Stretto di Messina, quando al Sud occorre potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni e puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra e via mare». Questo perché viene rilevato come nelle regioni meridionali «l’età dei convogli è di gran lunga maggiore rispetto alle strade ferrate del nord».

Infatti, secondo i dati riferiti al 2021, i treni del Sud viaggiano da 18 anni e mezzo, mentre al Nord sono in servizio solo da 14. Tra le altre cause di questo divario Legambiente annota anche il Pnrr. Anzi, gli autori del report parlano di “una beffa”. Questo perché “nel 2023 il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevedeva ampi interventi sulle ferrovie, è stato rimodulato: 620 milioni di euro per velocizzare il corridoio Roma-Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la Palermo-Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026, ed è stata quindi rimodulata”. Inoltre, «sul sistema di Alta velocità/Alta capacità al Sud si sono operati 840 milioni di tagli, tra cui 53 sulla tratta Orsara-Bovino per la linea Napoli-Bari.

Arriva, però, anche una buona notizia per la Puglia: per la linea Bari-Bitritto, un progetto che risale al 1986 e l’inizio dei lavori al 1989, c’è stato l’affidamento del servizio ferroviario, benché in ritardo rispetto all’inaugurazione prevista per settembre 2023. Adesso c’è solo da potenziarlo per farlo diventare una vera e propria metropolitana di superficie. Mentre, sempre per le buone pratiche, è da annotare la nuova stazione ferroviaria di Avigliano in provincia di Potenza lungo la tratta dei binari Appulo- Lucani.

Per Legambiente «se davvero l’Italia vuole rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55 per cento entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, sarà necessario entro la fine del decennio in corso prevedere nuovi finanziamenti pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni».

Insomma, secondo gli ambientalisti il Ponte sullo Stretto «che drena ingenti» risorse pubbliche non risponde alle vere priorità del Mezzogiorno ed è anche un’opera pericolosa «Sarebbe costruito in una zona ad alto rischio geotettonico e sismico e, sotto il profilo ambientale, metterebbe a rischio la conservazione di ambienti marini, costieri e umidi di eccezionale bellezza». Dunque, servono infrastrutture sul territorio per recuperare il gap tra le varie zone della Penisola e non opere faraoniche “pericolose e costose”.

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