C’è molto terreno da recuperare nel Mezzogiorno sul piano della fedeltà fiscale. Studiando i dati dell’economia sommersa la Cgia di Mestre ha rilevato il divario tra le due aree del Paese con la Puglia che si posiziona al terzo posto tra le regioni meno “esemplari” dopo Calabria e Campania. Un valore aggiunto quello del sommerso pugliese che arriva al 17%, ben distante dai dati della provincia autonoma di Bolzano, dove si registra un’incidenza dell’8,2%.
Pressione fiscale record: 43,5%
La Cgia di Mestre mette in correlazione questi dati con la pressione fiscale che, in Italia, è arrivata a una percentuale mai toccata prima: 43,5%. La prima causa evidenziata dai ricercatori è il forte aumento dell’inflazione, che ha fatto salire le imposte indirette. La seconda è il miglioramento economico e occupazionale avvenuto, in particolar modo, nella prima parte dell’anno, che ha favorito la crescita delle imposte dirette. Infine, la pressione fiscale sarebbe aumentata inseguito all’introduzione, nel biennio 2020-2021, di molte proroghe e sospensioni dei versamenti tributari, agevolazioni che sono state cancellate per il 2022. Inoltre, spiegano i ricercatori, non è da sottovalutare tra le cause l’introduzione dell’assegno unico, sostitutivo delle detrazioni per i figli a carico.
Un sostegno che accresce il sostegno alle famiglie ma, se le detrazioni riducevano l’Irpef da versare al fisco, la loro abolizione ha incrementato il gettito complessivo.
In Italia le imprese sono più tassate
Le aziende del Belpaese sono tra le più tartassate d’Europa. Nel confronto con i principali Paesi Ue, la percentuale del gettito fiscale ad esse riconducibile sul totale nazionale è nettamente superiore a quella tedesca, francese e spagnola. Se nel 2020 ha raggiunto il 13,5%, in Germania era al 10,7%, in Francia al 10,3% e in Spagna al 10,1%. “Rispetto alla media europea scontiamo oltre 2 punti percentuali in più”, viene sottolineato nello studio della Cgia di Mestre.
Nel 2022 è aumentato il gettito complessivo
La conseguenza della crescita della pressione fiscale è (anche) più entrate per lo Stato. Sono 68,9 i miliardi che sono stati incassati in più in più rispetto al 2021 con un recupero di 20,2 miliardi di evasione. Se si considerano anche i 9,5 miliardi bloccati per frodi si arriva a un gettito totale di 98,6 miliardi.
«Si può dire che non stata azzerata l’evasione – sottolineano dalla Cgia di Mestre – ma è stata imboccata la strada giusta per la sua progressiva riduzione. Infatti, una quota preponderante dei 68,9 miliardi incassati in più sono riconducibili al buon andamento dell’economia nel 2022 che include un importo, sicuramente contenuto ma ogni anno in costante aumento, per gli effetti della compliance fiscale».
L’appello al governo
Lo studio della Cgia di Mestre si conclude con un invito al governo Meloni invitandolo, in merito alla riforma fiscale, a “indicare preventivamente quanto costa e dove si recuperano le coperture, dopodiché ha il compito di conseguire, in tempi ragionevolmente brevi, almeno altri tre obbiettivi: la riduzione del carico fiscale a famiglie e imprese; la semplificazione del rapporto tra il fisco e il contribuente; la riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale”. Da qui ripartirà il dibattito dentro e fuori il Parlamento, con i sindacati già sul piede di guerra.