Famiglie e imprese in crisi: anche i saldi estivi sono un flop. Le vendite al dettaglio crollano del 4,5%

L’inflazione continua ad abbattersi sulle famiglie e sulle piccole imprese. Con un marcato calo dei consumi che nemmeno i saldi estivi (iniziati in Puglia il 6 luglio e conclusi ufficialmente il 15 settembre scorso) sono riusciti a invertire o contrastare.

Le piccole imprese – come spiega la Confesercenti regionale -rispetto a luglio dello scorso anno, registrano un calo delle vendite anche in valore. E la Puglia viaggia sulla stessa linea della media nazionale, con i dati specifici sul commercio al dettaglio sovrapponibili a quelli diffusi nell’ultimo aggiornamento Istat di luglio 2023: le vendite del settore aumentano del 2,7% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a fronte di un vero e proprio crollo (-4,5%) in volume.

Si spende di più dunque ma si consuma molto di meno a livello quantitativo, con grosse ripercussioni sul tessuto economico. L’estate segna una marcata differenza nell’andamento delle vendite per forma distributiva. E se la Grande Distribuzione ed il commercio elettronico raccolgono segnali positivi, soffrono invece le attività di vicinato, che hanno meno margini di manovra e sono dunque le più penalizzate dall’aumento dei prezzi.

In particolare, nel non alimentare, dove il commercio tradizionale registra una variazione negativa del -0,6% in valore. Un risultato deludente che colpisce in particolare il settore moda (abbigliamento e calzature), che vede oltre il 50% dei negozi aderenti all’associazione segnalare vendite in calo rispetto ai saldi estivi 2022. Andando ancora più indietro le vendite sono di circa due miliardi inferiori rispetto al 2017.

In un quadro economico così precario non stupisce che nei primi sei mesi dell’anno si registri in media una sola apertura commerciale ogni due chiusure. Il dato di agosto evidenzia una valutazione abbastanza pessimistica sulla situazione economica, sia da parte dei consumatori ma soprattutto da parte delle imprese per le quali, segnala Istat, l’indice (circa due punti di riduzione) si colloca ai minimi negli ultimi 10 mesi. «Se il trend non dovesse cambiare – sottolinea la Confesercenti pugliese – entro la fine dell’anno potrebbero sparire altri negozi. Un tessuto produttivo – quello delle pmi del commercio al dettaglio – che si impoverisce sempre di più: in prospettiva, più che a una rigenerazione urbana assisteremo ad una vera e propria degenerazione urbana».

Una serie di problemi a catena che partono dalle scelte di consumo delle famiglie italiane e pugliesi che sono fortemente penalizzate dall’erosione del potere d’acquisto. I conti economici Istat confermano che nel secondo trimestre il valore reale delle retribuzioni unitarie è diminuito del 4%, e del 4,3% nell’arco dei primi sei mesi dell’anno. La lentezza che caratterizza il processo di rientro dell’inflazione, con una variazione congiunturale dei prezzi al consumo che ad agosto è risalita allo 0,4% e la preoccupante flessione dell’occupazione registrata lo scorso giugno non lasciano intravedere alcun recupero delle retribuzioni reali nella restante parte dell’anno. La prossima manovra di bilancio dovrà affrontare alcune sfide centrali, concentrando le risorse da un lato a favore dei redditi delle famiglie, e quindi dei consumi, e dall’altro sostenendo le piccole imprese, quelle maggiormente colpite dalla crisi.

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