Expo 2030 a Riyad, Fuksas: «Avrei scelto Taranto, luogo della contraddizione»

«Taranto sarebbe stata la perfetta piattaforma per dire al mondo che la scienza è capace di trasformare il nero in bianco: l’Ilva in un complesso industriale pulito grazie all’idrogeno. E il quartiere operaio e maledetto di Tamburi rifatto dalla testa ai piedi con le case green. Ecco: esposizione universale della transizione ecologica». A dirlo è l’archistar Massimiliano Fuksas, commentando sul Fatto Quotidiano l’assegnazione di Expo a Riyad, in Arabia Saudita, con Roma che ha ottenuto pochissimi voti.

Per Fuksas «l’esposizione universale è un investimento nel futuro, è il lancio di un progetto visionario, la fabbrica del mondo che verrà. Roma si è presentata con la foto del Colosseo. Straordinario esempio di rendita parassitaria» perché oggi «le democrazie vivono un’impasse culturale, progettuale e tecnologica. Sono lente, rinchiuse su se stesse. Si guardano allo specchio e si dicono: ma che bella che sono. Uguale ha fatto Roma nella candidatura all’Expo».

Fuksas avrebbe quindi proposto Taranto «e con l’Expo mi sarei impegnato a farla divenire la città più bella al mondo. Avrei scelto il luogo della contraddizione tra vita e lavoro, salute e progresso».

Rispetto a Bin Salman, Fuksas afferma: «Enorme intuito, amore viscerale per la tecnologia, un grande visionario. Persona in gambissima». Rispetto però alla difesa dei diritti e delle libertà civili l’architetto commenta: «Quelli che come noi vivono comodamente nell’Occidente liberale possono giudicare inammissibile la compressione dei diritti della persona. Ma io e lei e quei quattro gatti che vivono nell’Occidente liberal devono capire che quattro miliardi di persone, fino a ieri nella miseria più nera, hanno un solo bisogno: vivere meglio, arricchirsi un po’. Della democrazia non se ne fanno nulla».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version