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Ex Ilva, Urso apre alla stabilizzazione ma l’azienda non si presenta. I sindacati dichiarano 4 ore di sciopero

«Riequilibrare la governance in modo che ci sia una risposta agli impegni che la stessa azienda ha preso e che noi riteniamo vadano rispettati, secondo le scadenze dei precedenti accordi». Sono queste le parole più significative tra quelle rilasciate dal ministro del Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al termine dell’incontro a Roma…

«Riequilibrare la governance in modo che ci sia una risposta agli impegni che la stessa azienda ha preso e che noi riteniamo vadano rispettati, secondo le scadenze dei precedenti accordi». Sono queste le parole più significative tra quelle rilasciate dal ministro del Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al termine dell’incontro a Roma con le parti sociali e la Regione Puglia. All’iniziativa ha preso parte anche la ministra al lavoro, Marina Calderone. La grande assente è stata l’azienda. La presenza di Acciaierie d’Italia era stata annunciata due giorni fa. L’interruzione dei rapporti con 145 ditte dell’appalto, lasciando a casa circa duemila lavoratori, ha riacceso i fari sulla situazione del siderurgico di Taranto, in crisi di liquidità e con gli interventi previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale ancora da ultimare. Sulla decisione di Acciaierie d’Italia di tagliare l’indotto, il ministro ha confermato di non essere stato informato. «Decisione improvvisa e improvvida dell’azienda – ha commentato Urso – e non giustificata nei modi in cui è stata fatta». Sullo sfondo la decarbonizzazione, ad oggi soprattutto una ambizione ma su cui puntano gli enti locali per ridurre l’impatto ambientale della fabbrica. L’incontro di ieri non ha convinto, però, i sindacati. Fim, Fiom e Uilm hanno indetto per lunedì quattro ore di sciopero di tutti gli stabilimenti del Gruppo. Il confronto, secondo la Triplice, «non ha consentito di fare concreti passi avanti per quanto riguarda il merito delle questioni aperte, non fosse altro per l’assenza dell’azienda al tavolo».

Queste le rivendicazioni dello sciopero dei tre sindacati: «Lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione; -Acciaierie D’Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto; il Governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’interno del Gruppo Adi, oggi assenti; il Governo costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria; sia confermata da parte del ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria; siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti».

All’incontro ha preso parte anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Ho suggerito al ministro – ha affermato – di condizionare l’eventuale versamento del miliardo che il governo Draghi ha messo a disposizione per questa vicenda ad un contributo in conto capitale, aumentando la quota azionaria in capo al governo italiano e le società che il governo controlla».

Questo, aggiunge, «per evitare che in futuro la città di Taranto sia nella sua componente industriale e nella sua componente sociale sia “sottoposta a pressione”. Non adopero la parola ricatto perché è troppo forte, diciamo pressione. Però tra pressione e ricatto a volte il confine è labile».

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