«Ora che il Governo ha realizzato quanto annunciato nell’incontro con tutte le parti sociali del 3 agosto al Mise, abbiamo bisogno non solo di conoscere entità e forma del finanziamento, ma che lo stesso sia indirizzato al rilancio effettivo della gestione industriale e a migliorare la gestione dell’occupazione». Lo dichiarano Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl e Valerio D’Alò della segreteria nazionale con delega alla siderurgia, in merito alla norma del dl Aiuti bis che autorizza Invitalia a sottoscrivere aumenti di capitale fino a un miliardo di euro per lo stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia.
Le sigle sindacali dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm, oggi hanno scritto una lettera ad Invitalia e al ministero dello Sviluppo economico per chiedere un incontro relativo al finanziamento diretto che con il “decreto Aiuti bis” il governo ha previsto per sostenere l’attività della fabbrica.
Secondo Benaglia e D’Alò, «servono soluzioni rapide, ma non devono portare ad una gestione unilaterale dell’attuale management. Lo sforzo che lo Stato italiano sta ulteriormente facendo verso Acciaierie d’Italia deve comportare un cambio di passo radicale che porti a più impianti funzionanti, più produzione e meno cassa integrazione e una migliore gestione degli appalti. Altrimenti – concludono – rischia di essere una notevole boccata d’ossigeno destinata tuttavia a consumarsi rapidamente senza effetti decisivi».
Sull’argomento interviene anche il deputato pugliese del Partito democratico, Ubaldo Pagano che sottolinea come lo Stato stia «ancora una volta attraverso un decreto-legge, finanziando per un miliardo di euro il rafforzamento patrimoniale di Acciaierie d’Italia, sopperendo al disinteresse e alle continue mancanze del socio privato e maggioritario Arcelor Mittal».
Per Pagano, «davanti a questo ulteriore esborso di denaro bisogna fare chiarezza su come verranno utilizzate le risorse. È un atto di doverosa trasparenza verso i cittadini italiani, verso chi lavora nella fabbrica e verso la città di Taranto e la sua intera comunità. Per questo, non si può che fare eco alle organizzazioni sindacali quando ribadiscono l’assoluta urgenza di indirizzare queste risorse verso i lavoratori da anni in cassa integrazione e soprattutto verso un concreto piano di rilancio degli stabilimenti all’insegna della sostenibilità. Attendiamo da troppo tempo svolte decisive che tardano ad arrivare, tanto sotto il profilo occupazionale, quanto sotto quello della decarbonizzazione», conclude il deputato.