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Ex Ilva, il Consiglio regionale della Puglia accanto ai lavoratori dell’indotto

Con 26 voti a favore il Consiglio regionale della Puglia ha approvato la mozione sottoscritta questa mattina da tutti i capigruppo e dai consiglieri tarantini per la tutela dei lavoratori dell’indotto ex Ilva di Taranto. Il testo è stato presentato d’urgenza all’attenzione dei capigruppo perché il presidente Emiliano, che nelle prossime ore su questo argomento…

Con 26 voti a favore il Consiglio regionale della Puglia ha approvato la mozione sottoscritta questa mattina da tutti i capigruppo e dai consiglieri tarantini per la tutela dei lavoratori dell’indotto ex Ilva di Taranto.

Il testo è stato presentato d’urgenza all’attenzione dei capigruppo perché il presidente Emiliano, che nelle prossime ore su questo argomento vedrà a Roma il ministro Urso, potesse arrivare all’incontro con l’autorevolezza di una linea unanime del Consiglio regionale. Ma chiamato da impegni precedenti il Presidente ha dovuto lasciare i lavori e l’unanimità raccolta dal documento, si è ridotta a 26 voti: la maggioranza ed i due consiglieri della Lega presenti, il capogruppo Conserva, tra i firmatari della mozione, ed il consigliere Romito.

La mozione, che inizialmente impegnava il presidente della Giunta «a chiedere al Governo l’adozione di tempestivi provvedimenti per il rientro delle 145 imprese nel sistema dell’indotto ex Ilva, ad incentivare e rafforzare con ulteriori iniziative e con certezze finanziarie i processi di riconversione tecnologica mirati alla chiusura delle fonti inquinanti dell’ex Ilva per garantire la tutela dell’ambiente, della salute e l’avvio della produzione dell’acciaio pulito» è stata poi arricchita dall’emendamento presentato dal consigliere Amati che aggiunge: «A subordinare la concessione di ogni contributo pubblico a titolo di ricapitalizzazione, o per qualsiasi altro titolo finalizzato ad assicurare le necessità produttive dello stabilimento, al versamento, da parte del socio privato, di una somma corrispondente e proporzionata alla percentuale di capitale detenuto, o, in alternativa, assumere ogni iniziativa normativa, amministrativa o societaria per attribuire al socio pubblico i poteri di gestione della società conduttrice dello stabilimento, nelle more della definizione di un nuovo assetto fondato sulla partecipazione maggioritaria o totalitaria di altro socio privato».

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