Il Codacons torna all’attacco dopo la sentenza dei giorni scorsi emessa dalla Corte d’assise d’appello con cui è stata annullata la sentenza di primo grado del maggio 2021 del maxi processo “Ambiente sveduto”, sul presunto disastro ambientale causato a Taranto dall’Ilva della gestione Riva, dalal metà degli anni Novanta fino al 2012.
Per Codacons, annullando la sentenza di primo grado e rinviando gli atti alla procura di Potenza, la sezione distaccata di Taranto della Corte d’appello di Lecce ha commesso un «gravissimo errore» contravvenendo «a consolidati principi della cassazione». L’associazione dei consumatori, che è tra le circa mille parti civili costituite in quel procedimento, ora passa al contrattacco e minaccia azioni legali. «Saranno denunciati anche penalmente, i giudici», sostiene il Codacons.
Il verdetto
La sentenza è stata annullata in quanto il collegio giudicante ha accolto una tesi che i legali degli imputati portavano avanti con forza fin dall’inizio del processo, cioé quella dell’incompatibilità ambientale. Vista la vastità dell’inquinamento contestato ed i suoi danni, secondo la difesa ed ora anche secondo la Corte, i giudici tarantini, togati e popolari, compresi quelli che hanno emesso il verdetto di primo grado, sarebbero a loro volta da considerare parti offese del disastro ambientale e quindi non liberi di esercitare in maniera equilibrata il loro compito.
Nel corso dell’udienza preliminare l’avvocato Pasquale Annicchiarico, uno dei difensori dei Riva, portò in aula una mappa in cui erano indicate le abitazioni di diversi magistrati tarantini, facendo notare che erano vicine a quelle di chi si era costituito parte civile chiedendo i danni a causa dell’inquinamento.
Le norme
Sono diverse le voci che si levano critiche contro la decisione della Corte di secondo grado, che andrebbe a creare un pericoloso precedente, impedendo di fatto di celebrare processi per inquinamento grave nella loro sede naturale. Per il Codacons c’è una recente sentenza di cassazione, di settembre 2023, secondo la quale il processo va spostato solo nei casi in cui i magistrati siano imputato o persona offesa o danneggiata «da un reato che lo riguardi in via diretta, non riflessa» e non in quelli «in cui sia meramente prospettato quale potenziale danneggiato». L’associazione annuncia una denuncia in procura contro tutti i giudici che si sono occupati del caso «affinché si accertino eventuali reati».