Emergenza cinghiali, Coldiretti Puglia: «La situazione è diventata insostenibile»

Continua l’allarme cinghiali in Puglia. «Non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche, con i cinghiali che continuano a scorrazzare indisturbati in Puglia con quotidiani raid nelle campagne e nei pascoli». È quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento all’ennesimo avvistamento di branchi di cinghiali a Monopoli sul Monte San Nicola, ad Altamura e tra Rignano Garganico e San Marco in Lamis in provincia di Foggia.

Con la Puglia invasa da 250 mila selvatici, Coldiretti lancia l’allarme non solo per la peste dei cinghiali, ma è allarme anche per la sicurezza delle persone in campagna e città, con i branchi che si spingono fino ai centri urbani. «I branchi dei cinghiali – sottolinea Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale».

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%): nell’ultimo anno è avvenuto un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi a causa dell’invasione di cinghiali e animali selvatici, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps.

«Alla domanda su chi debba risolvere il problema – conclude Coldiretti Puglia – oltre le metà dei cittadini (53%) è dell’opinione che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni. In tale scenario anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa) che colpisce gli animali ma non l’uomo».

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