Edilizia, i bonus attraggono: per i lavori di ristrutturazione li hanno usati 500mila pugliesi

Sono mezzo milione i pugliesi che hanno realizzato lavori di riqualificazione energetica e ristrutturazione edilizia usufruendo degli incentivi fiscali, per un equivalente di 373 milioni gli euro portati in detrazione. Sono questi i numeri dell’impatto sull’economia regionale degli aiuti che lo Stato ha messo in campo negli ultimi anni nel tentativo di dare ossigeno al tessuto produttivo durante e dopo la pandemia.

A mettere in fila i numeri è stato il data analyst Davide Stasi elaborando i dati delle dichiarazioni dei redditi dei pugliesi del 2022. I bonus, dunque, continuano a rilanciare l’edilizia e a stimolare la crescita del Prodotto interno lordo, seppur in misura inferiore rispetto all’anno passato quando c’era il Superbonus.

In particolare, le detrazioni per le spese di recupero del patrimonio edilizio ammontano a 320 milioni 308mila euro (per una media di 699 euro) a cui si aggiungono quelle per gli interventi finalizzati al risparmio energetico pari a 52 milioni 444mila euro (per una media di 479 euro).

«Gli interventi – spiega Davide Stasi – hanno riguardato, principalmente, gli edifici costruiti nel decennio 1970-1980; a seguire, quelli del decennio 1980-1990. Dunque, ci sono meno nuove costruzioni, ma più ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche. Il comparto edile cerca di mettersi alle spalle la lunga crisi iniziata nel biennio 2011-2012. Il calcolo – aggiunge Stasi – tiene conto dell’ammontare complessivo delle detrazioni che si riferiscono agli interventi in corso e a quelli degli anni precedenti incentivati dalla forte spinta rappresentata dai bonus recentemente introdotti: su tutti il Bonus facciate (con detrazione al 90 per cento, poi sceso al 60 e da quest’anno abolito) in vigore dal primo gennaio 2020 e il superbonus (con detrazione al 110 per cento, poi sceso al 90) in vigore dal primo luglio 2020. Nell’anno d’imposta 2015, ad esempio, i contribuenti che hanno effettuato interventi di ristrutturazione o riqualificazione energetica erano 380.567 per un ammontare complessivo di 190 milioni 742 mila euro. Un ammontare, dunque, di poco superiore alla metà di quanto portato in detrazione l’anno scorso».

Una parte dei lavori, però, è comunque rimasta fuori dall’ultima dichiarazione dei redditi. In tanti, infatti, hanno optato per la cessione del credito e lo sconto in fattura, soprattutto per quanto concerne il Bonus facciate e il superbonus. «C’è alla base una ragione molto semplice dietro questa scelta – prosegue Stasi – Per molti contribuenti l’imposta da versare all’erario risultava insufficiente per utilizzare in pieno le detrazioni. Non parliamo, poi, degli incapienti o di coloro che non possono detrarre nulla come i contribuenti in regime forfetario. Come sappiamo, il superbonus con aliquota al 110 per cento si traduce in un ammontare molto rilevante di sconti fiscali. Per molti contribuenti, allora, l’unica alternativa è stata la cessione del credito della quale non si trova traccia nelle dichiarazioni. Si spiega, probabilmente, anche così l’intervento del Parlamento nella legge di conversione del decreto Cessioni (decreto-legge numero 11 del 2023): con questo provvedimento è stata data la possibilità ai contribuenti di utilizzare in dieci anni le detrazioni di superbonus. Con dieci rate annuali, infatti, potrà utilizzare la maxi-detrazione una platea molto più ampia rispetto alla rateizzazione in quattro rate».

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