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È l’estate dei parcheggiatori a Bari: boom fino a Torre a Mare. Italiani, stranieri e di mezza età: ecco l’identikit

In tanti hanno scelto di lasciare la città per festeggiare il Ferragosto altrove, al mare, in campagna, magari in montagna. Ma c’è una categoria di persone che no, Bari non vuole lasciarla nemmeno nel periodo più "festaiolo" dell’anno. Si tratta dei parcheggiatori abusivi, che non hanno mancato di essere presenti, anche quest’anno, negli spazi della…

In tanti hanno scelto di lasciare la città per festeggiare il Ferragosto altrove, al mare, in campagna, magari in montagna. Ma c’è una categoria di persone che no, Bari non vuole lasciarla nemmeno nel periodo più “festaiolo” dell’anno. Si tratta dei parcheggiatori abusivi, che non hanno mancato di essere presenti, anche quest’anno, negli spazi della città dove più si concentra la movida.

Da San Francesco a Torre a Mare, quella dei parcheggiatori è una costante che attraversa l’intero capoluogo pugliese. Molti di essi svolgono la loro “attività imprenditoriale” anche sotto gli occhi inermi delle istituzioni. Il parcheggio di corso Vittorio Emanuele, all’altezza del Comune e ai piedi del palazzo della Prefettura, è il caso più emblematico. Qui, dove la sosta, come previsto dalla “zona A”, è gratuita a partire dalle 20:30, gli automobilisti, magari dopo aver girato per ore alla disperata ricerca di un posto, sono tenuti a pagare l’obolo al parcheggiatore abusivo di turno. Pare che ci sia anche una turnazione, con parcheggiatori italiani che si alternano a stranieri.

Analoga situazione quella che accade all’interno del giardino De Andrè, il parcheggio contiguo alla zona meglio nota come ‘nderr a la lanz. Già alla fine di giugno scorso, un residente, Giacinto, parlava di «menefreghismo istituzionale» consumatosi in questo spazio, dato che lui stesso aveva potuto verificare la presenza di una macchina della polizia locale ferma senza far nulla mentre «tre parcheggiatori abusivi stranieri» erano intenzionati «a far soldi».

È così: un “sistema” collaudato che potrebbe avere conseguenze tragiche. Come accaduto l’anno scorso, quando una donna venne ferita dal cane di un parcheggiatore. Qual era la zona? Quella di Torre Quetta. Da dove i parcheggiatori non se ne sono mai andati. «Io sto qui, tu mi paghi, io ti controllo la macchina», riferisce quello in attività due sere fa, originario dall’Asia centrale, senza capire da chi o cosa (sfregi? graffi?) occorra proteggere le auto.

Attenzione: non si pensi, però, che quello del parcheggio abusivo sia un monopolio nelle mani di cittadini stranieri. A Torre a Mare (l’ultimo caso esaminato in questo tour) i parcheggi sono controllati pressoché da italiani. Uomini di mezza età che, come nel caso del parcheggio tra via Lama di Giotta, via Paolo Gargano e via Trulli si avvicinano agli autisti (che d’estate, qui, vivono i problemi di un centro città in miniatura), con un saluto che equivale alla richiesta di pagamento.

Per quanto riguarda le tariffe, non c’è un listino prezzi. Conta l’espressione, di approvazione o di disgusto, che il parcheggiatore fa quando viene pagato. Cinquanta centesimi? Troppo pochi. Due euro? Un sogno, ma difficile da raggiungere. Un euro, il costo medio del dazio da pagare. Oltre il grattino, i vari Muvt e i parcheggi privati, in una città che vede sempre più ridotti gli spazi destinati alla sosta e con il traffico, ormai, inebetito.

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