Dossier ex Ilva, Cgil sgrida Urso. Gesmundo: «Il ministro trascura la più grave crisi industriale»

Cgil all’attacco del governo per la gestione del dossier dell’ex Ilva, il polo siderurgico di Taranto, che è anche il più grande d’Europa.

«Un ministro che trascura la più grave crisi industriale italiana per la strategicità del settore e per il numero di lavoratori coinvolti, dice molto dell’attenzione che questo governo destina alle politiche industriali del nostro Paese, al di là di tutta la retorica sul Made in Italy», dice il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo, commentando “la mancata risposta” del responsabile del ministero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, alle richieste urgenti di incontro di Fiom, Fim e Uilm nazionali in riferimento alla situazione dei siti produttivi del gruppo Acciaierie Italia.

A Taranto, i rappresentanti sindacali hanno radunato le tute blu in assemblea per spiegare ai lavoratori cosa sta accadendo. «È un momento difficile e complicato», spiegano. «L’azienda ha unilateralmente modificato l’atteggiamento sulle ferie, sospendendo le ferie a tutti e non sappiamo perché. Sappiamo che c’è una trattativa in corso tra lo Stato e l’azionista Mittal. Siamo qui per farci vedere e sentire e per accelerare una soluzione: gli impianti e i lavoratori lo richiedono», ha detto Armando Palombo, Rsu Fiom in Acciaierie d’Italia a Genova.

«Abbiamo bisogno che qualcuno ci spieghi il piano industriale perché leggiamo tanti articoli sui giornali, ma di ufficiale non c’è nulla». Già nei giorni scorsi i lavoratori si erano lamentati per l’aumento della cassa integrazione, che l’azienda ha chiesto di poter utilizzare in deroga fino al 2024. Nonostante l’azienda abbia riavviato l’altoforno 2, fermo per dieci mesi, continua a fare ricorso massiccio all’ammortizzatore sociale.

«Da tempo – spiega Gesmundo – chiediamo un chiaro piano industriale a fronte dell’aumento esponenziale dei lavoratori in cassa integrazione. Anche per questo la Cgil ritiene necessarie scelte e investimenti pubblici dentro una cornice di politica industriale, in grado di sostenere la crescita delle imprese cogliendo come opportunità e non limite la transizione energetica, digitale e ambientale».

La soluzione, secondo il sindacato, è una forte regia pubblica. E per questo ha proposto la creazione di una agenzia pubblica per lo sviluppo in grado di salvaguardare la capacità industriale del Paese. Per Gesmundo, «occorre un nuovo modello di sviluppo che presti particolare attenzione al Mezzogiorno e che punti alla piena occupazione».

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