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Dolci pasquali sotto attacco: scarcelle a peso d’oro, zucchero e burro su. Ma anche per l’agnello si spende di più

La corsa dei prezzi in Europa ha iniziato a rallentare solo a marzo, dopo il massiccio intervento della Banca centrale europea sui tassi, ma i rincari accumulati negli ultimi due anni pesano come macigni sulla Pasqua delle famiglie. Per molti neanche la settimana santa potrà sottrarsi al rigido controllo quotidiano dei conti. Gli alimenti caratterizzati…

La corsa dei prezzi in Europa ha iniziato a rallentare solo a marzo, dopo il massiccio intervento della Banca centrale europea sui tassi, ma i rincari accumulati negli ultimi due anni pesano come macigni sulla Pasqua delle famiglie. Per molti neanche la settimana santa potrà sottrarsi al rigido controllo quotidiano dei conti. Gli alimenti caratterizzati dagli aumenti più consistenti non solo sono di uso quotidiano ma caratterizzano la preparazione di molti prodotti tipici di questo periodo.

Sono zucchero, burro e uova sul podio dei rincari con i prezzi che sono aumentati rispettivamente del 54,9%, 25,8% e 22,4%. «Si tratta di rialzi preoccupanti – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – specie se si considera che sono relativi al mese di marzo e che di regola gli aumenti si registrano maggiormente a ridosso della Pasqua, quando la domanda sale. Ci domandiamo, quindi, visto che la carne ovina e caprina costa già l’8,3% in più rispetto a un anno fa, cosa accadrà a partire dal 6 aprile quando gli acquisti cominceranno a decollare. Stesso discorso per chi a Pasqua vuole mettersi in viaggio».

L’aumento dei prezzi non risparmia neanche il prodotto più tipico della Pasqua: l’agnello. In un anno il prezzo è salito dell’8%.

Un particolare che impatterà, in particolare, sulle famiglie pugliesi visto che, stando ai dati di Coldiretti, quattro su 10 porteranno l’agnello a tavola nel pieno rispetto della tradizione.

A conferma che il lieve rallentamento dell’inflazione non ha inciso, ad oggi, sul carrello della spesa, l’ufficio parlamentare di bilancio rileva che pur essendo aumentato oltre le attese il Pil lo scorso anno, con una crescita a consuntivo del 3,7 per cento, la spesa delle famiglie è diminuita in misura non trascurabile in autunno (-1,6 per cento), risentendo della forte perdita di potere d’acquisto causata dai rincari. La flessione dell’inflazione, dunque, si rafforza grazie al calo dei prezzi energetici e all’attenuazione delle spinte a monte della catena di distribuzione ma persistono le pressioni sui prezzi dei beni alimentari e di alcuni servizi che continuano ad alimentare la componente di fondo e il carrello della spesa.

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