Si è svolto oggi l’incontro della Regione Puglia con le organizzazioni sindacali e l’Ufficio Scolastico Regionale in merito al dimensionamento scolastico.
«Abbiamo appreso ufficialmente – scrive in una nota Cgil Puglia – dell’impossibilità di trovare un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni che consenta di individuare le modalità di applicazione delle norme introdotte dal Governo nella Legge di Stabilità approvata a dicembre. Una norma che, a questo punto, consente al Ministero di determinare autonomamente gli organici di Dirigenti Scolastici e DSGA per il prossimo triennio, intervenendo quindi direttamente sull’assetto delle istituzioni scolastiche che dovranno andare verso un radicale e selvaggio accorpamento».
Nel comunicato è spiegato che le 45 istituzioni scolastiche pugliesi che si collocano tra i 500 e i 600 alunni, oltre alle 11 già sotto i 500, dovranno scomparire dal 2024/25. Il trend demografico tracciato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito prevedrebbe, per la Puglia, una riduzione della popolazione scolastica che in tre anni dovrebbe portare alla perdita di oltre 20 mila alunni.
«Il pretesto per questa riduzione degli organici e per questo accorpamento selvaggio che incrementerà sensibilmente il numero degli alunni per istituzione scolastica, costringendo ad accorpare istituti molto distanti o di ordine differente tra loro – proseguono – è costituito dal Pnrr che, tuttavia, non definisce in alcun modo come necessario l’ulteriore accorpamento degli istituti, ma si limita a definire l’obiettivo di ridurre il numero delle istituzioni scolastiche da destinare a reggenza». La Regione Puglia avrebbe formulato una serie di ipotesi di gestione del dimensionamento su tutto il territorio regionale con l’obiettivo di ammortizzare il danno.
«Dal canto nostro continueremo a sostenere l’azione della regione Puglia di contrasto al provvedimento in tutte le sedi in cui sarà possibile, per evitare che anche la riduzione dei nostri istituti a contenitori sovraffollati di alunni e di trasformazione definitiva del ruolo del dirigente scolastico a gestore burocratico di pratiche, fondi e alunni, privo di alcuna concreta possibilità di rapporto educativo con studenti e famiglie. Al contempo abbiamo già avanzato osservazioni e proposte per razionalizzare il taglio su tutto il territorio regionale, invitando a considerare non tanto la leva scolastica, ma la popolazione ISTAT, ed evitare di creare istituti che potrebbero arrivare fino a 1800 alunni».