Dal Reddito di cittadinanza al Mia: «In Puglia e Basilicata crescerà il disagio»

La revisione del reddito di cittadinanza, che sarà trasformato dal governo in “Mia”, che sta per Misura di inclusione attiva, avrà effetti importanti sul tessuto sociale, soprattutto al Sud. L’impatto del sostegno a chi non trova lavoro, nel complesso, verrà ridimensionato.

I sindacati lanciano l’allarme sugli effetti nelle aree più disagiate del Paese. Vincenzo Tortorelli, segretario della Uil in Basilicata, pone l’accento sul possibile incremento del disagio sociale se il governo non rivedrà il progetto di taglio.

L’analisi del sindacalista prende spunto dai dati diffusi dall’osservatorio dell’Anpal sui beneficiari del Reddito di cittadinanza dai quali si è evidenziato come “in media meno della metà pur ricevendo il sussidio non è stato preso in carico dai servizi per l’impiego, primo step del Rdc”. «Il rischio di eliminare uno strumento fondamentale di contrasto alla povertà senza garantire l’occupabilità come vorrebbe fare il governo è più che serio – sottolinea Tortorelli -. In Basilicata non si sottovaluti che alla platea dei 14.135 nuclei familiari lucani, che corrispondono a 27.404 persone del Rdc, occorre aggiungere quella dei circa 1.800 percettori del reddito minimo di inserimento e dei tirocini di inclusione sociale. Insieme a Cgil e Cisl abbiamo già chiesto cosa intende fare la giunta regionale per evitare che il disagio sociale cresca».

In Puglia, in proporzione, i numeri non sono tanto diversi. I nuclei percettori di almeno una mensilità di Rdc sono passati dai 91.331 del 2019 ai 140.777 del 2022, e le persone coinvolte sono oltre 330mila. «Se si restringono i criteri di accesso allo strumento, ad esempio abbassando la soglia isee da 9.360 alle 7.200 di cui parlano le anticipazioni di stampa, stime del nostro Caaf dicono che in Puglia rischiano di non poter rinnovare la richiesta almeno il 20 per cento degli aventi diritto», sottolinea Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil pugliese. «Togliendo questa forma di sostegno – sottolinea – tornerà il ricatto di un reddito qualunque sia la condizione, anche di insicurezza spesso. È questo il disegno per affrontare disuguaglianze, povertà, per far crescere il Paese?».

Il timore è che migliaia di persone si aggiungano ad altrettante che, invano, già cercano una occupazione senza risultati. «La situazione può diventare pericolosa – conclude il segretario pugliese della Cgil – se si considera che i disoccupati in Puglia sono 175mila. Uomini e donne che cercano attivamente il lavoro e non lo trovano».

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