Dal cibo solidale alla transizione: faccia a faccia a Taranto tra il vescovo Santoro e Petrini di Slow food

Dal contrasto tra diritto al lavoro e diritto alla salute e a un ambiente salubre, allo spreco di cibo, passando per l’enciclica Laudato Sì di Bergoglio. Sono anche degli argomenti trattati durante il confronto su Taranto, città che cambia, tra Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto. Durante il confronto, moderato dall’assessora all’Ambiente Laura Di Santo, si è parlato di ecologia integrale, transizione ecologica, produzione sostenibile, cibo equo e solidale. Nel salone degli specchi di Palazzo di Città, Petrini e Santoro si sono confrontati nell’evento organizzato da amministrazione Melucci e Slow Food Puglia, dedicato al cambiamento di Taranto, città che in cui enormi contraddizioni si stanno componendo grazie allo sforzo congiunto di diverse volontà, tutte orientate all’affrancamento da un modello di sviluppo non più sostenibile. La premessa usata da Petrini, che mai avrebbe immaginato di «diventare amico di un Papa», è quella del suo libro TerraFutura nel quale, sollecitata dal dialogo con Bergoglio, propone una riflessione sul deterioramento del pianeta e un avvicinamento ai principi dell’ecologia integrale lanciati dal pontefice.

In questo quadro, vi è anche una riflessione più incisiva sul cibo, cuore dell’impegno di Petrini. «Questo sistema alimentare non funziona – ha spiegato – e genera sofferenze. Produciamo cibo per 12 miliardi di persone, ma siamo otto miliardi, uno spreco che deve finire. Ciò avverrà solo quando comprenderemo l’importanza che ha il cibo, la sua produzione, per il cambiamento. Dobbiamo adattarci, altrimenti sprecheremo ancora mentre c’è chi muore di fame».

Il cambiamento, quindi, è una prospettiva che alberga ovunque. Lo sa bene l’arcivescovo Santoro che, ripercorrendo le giornate intense della 49esima settimana sociale dei cattolici italiani celebrata a Taranto nel 2021, ha ricordato l’impegno della chiesa per le politiche di transizione. «Abbiamo vissuto un’esperienza esaltante – le sue parole -perché dall’interazione con i giovani è nato un patto intergenerazionale per promuovere il cambiamento, passando dal progetto delle comunità energetiche nelle parrocchie, dalla scelta di investire in attività che non prevedano l’uso di combustibili fossili e di non acquistare prodotti macchiati dal sangue del caporalato».

Due visioni integrate tra di loro, che hanno trovato ulteriore sintesi nelle parole del vicesindaco Fabrizio Manzulli che, portando il saluto del sindaco Rinaldo Melucci, ha ricordato l’impegno dell’amministrazione sui temi oggetto del confronto, in una terra dove proprio il cambiamento è divenuto cifra politica e sociale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version