L’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona (Cnr-Irbim) ha coordinato il Technical Report “Fisheries responses to invasive species in a changing climate – Lessons learned from case studies” appena rilasciato dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni unite (FAO) e ora liberamente disponibile in rete.
Il report
E’ uno strumento a disposizione dei decisori politici, amministratori e delle imprese del settore pesca per rispondere in modo efficace al crescente impatto delle specie acquatiche invasive (AIS), sfida globale oggi ulteriormente aggravata dai cambiamenti climatici.
Esito di una approfondita ricerca che ha coinvolto undici casi di studio condotti da altrettanti team di esperti internazionali e un sondaggio condotto su 101 scienziati provenienti da 44 Paesi. Il Report individua tre differenti tipologie di misure: socioeconomiche, ambientali, fino a soluzioni che puntano a favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza del problema a livello generale.
L’impatto
Le misure di tipo socioeconomico sono quelle che hanno ricadute dirette sui mercati: viene pertanto considerato il possibile sviluppo di attività di pesca delle specie aliene con finalità commerciali, soluzione largamente utilizzata nel mondo, che tuttavia non esenta da possibili “paradossi bioeconomici” -ovvero interessi nel conservare le popolazioni invasive qualora diventassero economicamente redditizie- così come la possibilità di promuovere la pesca ricreativa, utile soprattutto nei contesti locali.
Sempre sul fronte economico, il report suggerisce un’approfondita esplorazione delle opportunità economiche che potrebbero derivare dalla progressiva commercializzazione di tali specie, anche a fronte della crescente domanda da parte dei consumatori. Proprio il Cnr-Irbim, infatti, ha da poco pubblicato sulla rivista “Marine Policy” i risultati di uno studio che ha rivelato una larga accettazione da parte del pubblico dei consumatori italiani verso il granchio blu (Callinectes sapidus), una specie protagonista di una ‘esplosione biologica’ senza precedenti nelle acque del Nord Adriatico, fortemente riportata dai media a partire dall’estate 2023.
L’opportunità
«I nostri risultati, ha affermato Gian Marco Luna, direttore del Cnr-Irbim, supportano l’idea che il granchio blu ha un certo potenziale economico, ma la sua commercializzazione è attualmente inadeguata in Italia. Considerando l’attuale impossibilità di eradicazione, raccomandiamo l’adozione di misure proattive per migliorare la catena di distribuzione di questo invasore, che è già inserito nella lista delle specie commerciali. Questo approccio, largamente utilizzato in molti altri Paesi, dovrebbe essere seriamente considerato nelle future strategie di gestione dell’invasione. Sarà ovviamente necessaria una comprensione approfondita di tutti i benefici socio-economici ed ecologici e dei potenziali rischi, nonché l’impiego di una pesca selettiva per implementare questa strategia a lungo termine».