Nell’ultimo semestre del 2022 le famiglie avranno perso 470 euro in termini di potere d’acquisto. È la conseguenza dei rincari degli energetici a mettere a dura prova la capacità di spesa dei cittadini che con le bollette autunnali subiranno un’ulteriore penalizzazione. Il dato emerge da una ricerca, diffusa ieri da Confesercenti, che mette al centro l’impatto dell’inflazione sui risparmi.
Per contrastare l’aumento dei prezzi senza rinunciare ai beni primari, infatti, le famiglie hanno eroso in questi mesi da quanto accantonato per far fronte alle emergenze. Una perdita ulteriore di risparmi, dunque, che fa seguito a quella già registrata in primavera pari a 2,3 punti di Pil. I “margini di manovra” per le famiglie, però, sono oramai ridotti a un lumicino.
Da una parte la contrazione del credito, legata all’aumento dei tassi d’interesse, dall’altra il calo dell’occupazione, con conseguente mancato incremento dei redditi, finiscono col non lasciare alternative. Anche se la tendenza ad usare la liquidità accumulata negli anni passati si dovesse mantenere, dunque, nel secondo semestre di quest’anno gli italiani non potrebbero mettere sul piatto più di 8,9 miliardi di risparmi. Una quantità di risorse imponente ma insufficiente a compensare il calo di potere d’acquisto, con una perdita secca di consumi stimabile in oltre 3 miliardi di euro per l’ultimo trimestre dell’anno. E non va dimenticato che questa ipotesi, descritta proprio dall’associazione degli esercenti, è anche ottimistica rispetto alle prospettive più accreditate.
Tutto questo si ripercuoterà inevitabilmente sul mondo del commercio, chiamato quasi a un atto eroico per resistere a una nuova crisi. Rispetto a un anno fa i negozi di vicinato registrano una perdita del 4% dei volumi. Con il natale alle porte come unico appiglio di speranza. «In questo quadro – sostengono da Confesercenti – la priorità rimane porre un freno alla corsa delle tariffe energetiche, in modo da preservare il potere d’acquisto delle famiglie e contenere il boom dei costi fissi delle imprese, motore principale dell’aumento dei prezzi. Ma il probabile crollo della spesa pone un’ulteriore criticità per le attività della distribuzione commerciale, che si attendono di vivere il Natale più freddo, dal punto di vista dei consumi, dal 2020, anno della pandemia. È dunque necessario continuare a intervenire per attutire lo shock dovuto all’aumento della crisi energetica. Le risorse ci sono: tra inflazione e l’incremento dei prezzi di gas, energia e carburanti, nei primi otto mesi dell’anno il gettito Iva è aumentato di oltre 18 miliardi. Risorse destinate ad aumentare ancora nell’ultima parte dell’anno, e che devono essere restituite all’economia sotto forma di sostegni a imprese e famiglie».