«I tamponi fai da te sono una iattura, solo degli idioti e incompetenti possono aver accettato questa cosa. E il vaccino unico è più marketing che sanità pubblica». Ne è convinto il professor Andrea Crisanti, uno dei più autorevoli esperti riguardo alle pandemie, che oggi, 4 luglio, sarà ospite del convegno dal titolo “Lo strano caso Covid, prevedere l’imprevedibile”, organizzato all’Università degli studi di Bari, dalla Federazione Cisl Medici Puglia e Bari in collaborazione con Cisl Università Bari, Ust Cisl Bari ed Usr Cisl Puglia. Il convegno apre una due giorni in cui si alterneranno accademici, divulgatori scientifici e medici per approfondire aspetti ancora poco chiari sulla pandemia da SARS CoVid-2.
Professore, come si spiega questa recrudescenza di casi in estate, uno scenario a cui non eravamo abituati?
«Non è vero che non ci eravamo abituati. Israele è andata in lockdown due volte in piena estate. Quindi non è vero che il virus è sensibile alle variazioni di temperatura. Piuttosto è sensibile alle abitudini e alla socialità delle persone. E poi la dinamica di trasmissione dipende solo da due fattori, l’indice di trasmissione del virus e il numero dei suscettibili. Con una variante dall’indice di trasmissione elevato come Omicron e con il numero della popolazione suscettibile in aumento perché ci si allontana dalla data della vaccinazione, il risultato è quello che stiamo vivendo».
Le mascherine non le usa più nessuno.
«Le mascherine hanno un impatto solo nel tempo in cui si usano. Se una persona utilizza la mascherina solo sull’autobus, l’impatto è quasi nullo».
Quindi è consigliabile usarle sempre?
«Io continuo a usarle e consiglio alle persone fragili di non abbandonarle».
E i tamponi fai da te, che eludono ogni possibilità di tracciamento?
«I tamponi fai da te sono un’autentica iattura. Penso che soltanto degli idioti e incompetenti possono aver accettato questa cosa. Fanno un danno di carattere sociale, perché non abbiamo piena contezza dei dati e non hanno la sensibilità necessaria. E poi ci sono persone che non si denunciano, facendo anche un danno a se stesse. Perché poi si denunciano tardi, quando si accorgono che non è un semplice raffreddore, ma una cosa seria. E a quel punto gli antivirali fanno meno effetto. Bisogna essere idioti ad aver permesso questa cosa».
Si rende necessaria, quindi, una nuova modalità di tracciamento?
«La prima cosa da fare è eliminare i tamponi fai da te. Chi risulta positivo al tampone, deve essere subito denunciato al sistema sanitario nazionale e rimanere in isolamento. Questa situazione ce la siamo creati da noi, non è la conseguenza di un destino avverso».
Molti si sottraggono persino ai controlli, pur di non perdere la vacanza?
«Non solo la vacanza, anche un appuntamento. O magari si fanno una sola volta il tampone rapido. O la seconda volta non si autodenunciano. È pieno di situazioni di questo tipo».
Alla luce di ciò, rischiamo di trovarci presto in una nuova situazione di emergenza?
«Non credo, perché non tutta la popolazione è suscettibile. Difficilmente ci troveremo in una situazione di emergenza sanitaria, sebbene non ci sia nulla da sottovalutare. E sempre che non spunti fuori una nuova variante che infetti i vaccinati e li faccia star male, allora tutto cambierebbe».
E aumentano anche i ricoveri.
«Se aumentano i casi, aumentano anche i ricoveri. Non dimentichiamo che la maggior parte delle persone ricoverate o che muoiono sono vaccinate. La sfida deve essere proteggere i fragili».
Cosa dovremmo aspettarci dai prossimi mesi?
«Più che ondate, mi aspetto delle grosse oscillazioni».
Qual è la strada per uscire dalla pandemia?
«È una strada tutta da tracciare. Finché non avremo vaccini più efficaci e con una protezione più duratura, che blocchino almeno parzialmente la trasmissione, sarà dura. Un altro modo per uscirne è lo sviluppo di farmaci che rendono del tutto innocua l’infezione. Ma da soli non se ne esce».
È vero che presto potrebbe arrivare il vaccino unico contro Covid e influenza?
«È una stupidaggine. Sono due cose completamente diverse, con una dinamica di trasmissione diversa. È più un’operazione di marketing che di sanità pubblica».
Quindi questo vaccino non ci sarà?
«Non la vedo come una necessità di sanità pubblica. Il che non significa che non bisogna immunizzarsi contro l’influenza. Ma sono due cose diverse».