«Avremmo fatto volentieri a meno di rivolgerci al Tribunale del lavoro ma di fronte all’assoluta indisponibilità del Comune di Bari l’unica strada percorribile è stata quella del ricorso ex articolo 28». Commentano così Gigia Bucci, segretaria della Camera del Lavoro di Bari, e Domenico Ficco, Segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Bari, la sentenza emessa il 18 luglio scorso dal giudice Claudia Tanzarella che ha condannato il Comune capoluogo per condotta antisindacale.
Il ricorso presentato dall’avvocato Nicola Caroppo per conto della categoria del pubblico impiego della Cgil di Bari, verteva sulla mancata comunicazione della programmazione dei corsi di formazione e del monte orario degli stessi per il personale educativo e insegnanti, dipendenti dell’amministrazione comunale. «Prima di esperire la strada giudiziale – commentano Bucci e Ficco – abbiamo tentato in ogni modo di convincere la dirigenza che si stava procedendo non rispettando le norme contrattuali e il ruolo delle organizzazioni sindacali. Tentativi ripetuti anche con coinvolgendo la rappresentanza politica che ha invano aperto alcuni spiragli di risoluzione. Tuttavia la testardaggine manifestata da taluna dirigenza ci ha obbligato al ricorso giudiziale per condotta antisindacale».
Anche in quella sede, su invito del giudice a un’ipotesi di soluzione conciliativa, pur avanzata dalla Fp Cgil, c’è stata la ferma opposizione di chi rappresentava l’amministrazione. Salvo il tardivo tentativo di modificare la programmazione stessa dei corsi di formazione predisposti per i mesi di luglio e di settembre, riducendo le giornate e facendole rientrare nelle 20 ore previste contrattualmente. «A parte vigilare affinché non siano consentite da chicchessia deroghe ai contratti collettivi nazionali, continuando a tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori – spiegano Bucci e Ficco – la sentenza ha un valore politico perché riafferma, semmai ve ne fosse bisogno, il valore del confronto preventivo con le organizzazioni sindacali. Siamo controparte solo sulla carta perché la nostra azione è rivolta oltre che dei dipendenti pubblici anche dell’utenza e della stessa amministrazione, che non può operare in spregio alle norme. Non è possibile arrivare a pochi giorni dai corsi di formazione senza comunicare al personale gli orari di svolgimento degli stessi».
Alla luce di quanto accaduto servirebbe, affermano i due dirigenti sindacali, «che la parte politica si riappropri del governo della cosa pubblica, non delegando tutto alla dirigenza, fermo restando prerogative e responsabilità loro attribuite. In tal senso auspichiamo un’inversione di tendenza da parte del Comune di Bari nei rapporti con il sindacato: va ripensato il valore politico del confronto che non può essere a discrezione del dirigente. Noi come sempre siamo disposti fin da subito a riprendere un dialogo nell’interesse non solo degli uomini e delle donne che rappresentiamo ma di tutte le parti coinvolte».