Un’assemblea pubblica, autoconvocata, della rete delle associazioni di Barletta per sollecitare le istituzioni e trovare, tutti insieme, una soluzione alla situazione disumana e indecorosa in cui vivono i migranti impiegati come lavoratori stagionali nelle campagne del territorio. Si terrà stamani alle 11 in piazza Plebiscito e ne sono stati promotori i volontari dell’Ambulatorio popolare all’indomani dello scandalo, che era da tempo sotto gli occhi di tutti, provocato da un servizio televisivo sui migranti accampati nei pressi dell’ex teleferica, lungo la litoranea di Ponente.
La proposta
I volontari si dicono pronti a collaborare con comune, prefettura e tutte le istituzioni per creare un dormitorio comunale, con mensa e diurno per i servizi igienici destinato a quelle persone. «Abbiamo immobili pubblici abbandonati e immobili confiscati alla mafia: alcuni di questi devono essere destinati quanto prima a dormitorio pubblico per le persone senza dimora – propone Cosimo Damiano Matteucci, dell’Ambulatorio Popolare – e nell’immediatezza l’ex Stazione della teleferica come tutti i luoghi di rifugio devono essere almeno ripuliti e dotati di servizi igienici e cassonetti». Quello non è infatti l’unico luogo in cui trovano rifugio e «per non farsi vedere – aggiunge – si accampano nelle campagne o in spiaggia, nell’ex Cartiera, allo scalo merci della stazione ferroviaria, nella pineta nei pressi delle Mura del Carmine, nel fabbricato dell’ex Anagrafe in via Cialdini o in quello dell’ex stazione teleferica», dove a febbraio 2021 morì di freddo Ahmed Saki, un bracciante agricolo di origine marocchina.
L’intervento
Ieri, gli operai di Barsa hanno ripulito la zona dai tanti rifiuti, ma il problema resta. «Barletta – conclude Matteucci – non può più continuare a fingere che queste persone non esistano, che questo e altri posti, in cui trovano rifugio, non esistano e che delle persone siano costrette a vivere in queste condizioni di massima povertà, emarginazione e degrado, condizioni che sono la vergogna di tutti gli esseri umani e in particolare della nostra comunità».