Uno strumento che vive di luce propria, auto-esecutivo, che al suo interno ha le regole di esecuzione. Un meccanismo perfetto e autonomo. Il nuovo codice dei contratti pubblici è una vera rivoluzione, perché è concepito come uno strumento atto a raggiungere un risultato, che avrà un impatto enorme sul futuro economico e sociale dell’Italia. E della Puglia. Una partita che solo per la Puglia ha rappresentato una spesa complessiva nel 2022 per forniture, servizi e opere di 14 miliardi e 816 milioni pari al 5% della spesa complessiva nazionale che ammonta a 289 miliardi e 883 milioni.
Si tratta, ha spiegato il presidente della sezione del Consiglio di Stato nel suo intervento alla giornata di confronto sul nuovo Codice dei contratti pubblici che si è svolto oggi a Bari, di «un cambio di paradigma normativo che è anche politico, nel senso che in esso sono sottesi indirizzi e traguardi da perseguire e raggiungere».
L’incontro è stato promosso da Nexima Società tra avvocati e Dike giuridica editrice in collaborazione con Acquedotto pugliese, Aeroporti di Puglia, Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale con il sostegno di Legacoop Produzione e Servizi, Coopfond e Legacoop Puglia.
È stato un momento significativo per illustrare agli operatori economici la sfida in gioco con la riforma e soprattutto il nuovo approccio rispetto al passato. «Il diritto dei contratti pubblici, – ha continuato Caringella – da essere un settore del diritto comunitario della concorrenza, diventa un capitolo fondamentale del diritto amministrativo nazionale. La concorrenza cessa di essere un fine per diventare un mezzo per raggiungere l’interesse pubblico attraverso contratti utili e produttivi; mentre la procedura costituisce la strada per centrare l’obiettivo del benessere sociale, per tutelare gli interessi degli operatori economici, essere, in definitiva, mezzo per le utilità collettive».
L’obiettivo, quindi, non è la gara, ma la stipulazione di un negozio che assicuri prestazioni utili con il miglior rapporto qualità-prezzo-tempo. «La nuova disciplina – ha sottolineato Luca Clarizio di Nexima – riconosce e attribuisce ampio margine discrezionale alle stazioni appaltanti e allo stesso tempo intende evitare che le procedure di affidamento diventino gare a ostacoli finalizzate a ridurre il numero dei concorrenti. Non di meno, a questi ultimi è richiesto di elevare il proprio standing professionale. L’obiettivo comune è realizzare opere e acquisire servizi e forniture per la pubblica amministrazione che siano di qualità, celermente e a prezzi convenienti per tutti gli operatori. Così perseguendo e garantendo l’interesse pubblico».
Presenti all’incontro le principali stazioni appaltanti della regione Puglia. A cominciare dall’Acquedotto pugliese con il presidente Domenico Laforgia e Aeroporti di Puglia con il presidente Antonio Maria Vasile.
Per il presidente di Legacoop Puglia, Carmelo Rollo, «proprio alla luce dell’idea di fondo che sostiene il Codice degli appalti, per noi è necessaria una rivisitazione delle relazioni tra la Pa e le imprese, in particolare quelle cooperative che rappresentiamo, anche tenendo conto delle competenze e delle qualifiche che le stesse, tramite l’aggregazione consortile, sono in grado di esprimere e che sicuramente richiamano alla valorizzazione della qualità dell’intervento, piuttosto che alla sua mera realizzazione, soprattutto laddove la spesa pubblica in molti casi deve rappresentare un investimento, in termini materiali ed immateriali».
Al confronto ha preso parte anche l’Anci definita dallo stesso presidente Antonio Decaro la più grande stazione appaltante del Paese.