Cellamare ha un debito con lo Stato: 1,49 euro per un Regio decreto del 1934. Il sindaco paga di tasca propria

Il Comune di Cellamare è un ente moroso. Deve allo Stato 1,49 euro.

È quanto è stato notificato al sindaco Gianluca Vurchio da una nota del ministero dell’Economia e delle Finanze: un euro e quarantanove centesimi per un contributo di manutenzione “Fari e Fanali” in base a quanto stabilito da un Regio decreto del 23 agosto 1934.

A darne notizia è lo stesso Vurchio, con un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, definisce la vicenda «una tragicommedia tutta italiana».

Vurchio ammette di aver pensato a uno scherzo ma, scrive, «non lo era, amici miei. Tutto, tristemente, vero», scrive, prima di chiedersi se inviare una notifica di una morosità da un euro e quarantanove centesimi valesse «il foglio di carta, l’inchiostro (o toner che dir si voglia), ed il personale per il procedimento».

Per 1,49 euro, spiega Vurchio, l’ente deve «impegnare la somma sul capitolo preposto e fare una determinazione del responsabile del servizio economico-finanziario di impegno e liquidazione, pubblicarla in albo pretorio, procedere all’emissione mandato di pagamento e trasmettere lo stesso presso la tesoreria comunale che, dopo verifica, procede al pagamento con bonifico bancario (i costi di commissione superano quelli del debito). Tutto questo per 1,49 euro».

Vurchio ha quindi deciso di pagare di tasca propria il “debito” con lo Stato «quale contribuito per manutenzione “Fari e Fanali” (fonti normative: Regi Decreti degli anni 1887, 1901, 1907 e 1934)».

Ma non finisce qui: se il debito era di 1,49 euro, la commissione è costata 1,80 euro: «La commissione supera il “costo” del debito», afferma Vurchio. «La nota ministeriale riporta il responsabile del procedimento, il responsabile dell’attività istruttoria, e (giustamente) la firma del direttore. Tre persone, tre, – prosegue – ed io in Comune ho appena un ingegnere (in tempi di PNRR) in Ufficio Tecnico ed un ente che soffre per mancanza di personale ed arranca ogni giorno con i sindaci (soprattutto nei piccoli comuni) che fanno anche i dipendenti. È tutto meraviglioso», conclude Vurchio tra l’ironico e l’amareggiato.

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