Casarano, il vescovo vieta i figuranti vestiti da soldati romani. I fedeli: «Non svilire la tradizione»

Con una lettera indirizzata alla confraternita dell’Immacolata di Casarano, il vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli Fernando Filograna sembra intenzionato a spazzar via un’antichissima tradizione del triduo pasquale che, secondo il racconto dei ben informati, risalirebbe al 1619.

Il Sud è profondamente devoto ai riti della settimana Santa, questi variano da comune e comune, ma il centro è sempre Cristo. Il giovedì si adora Gesù nel Santissimo Sacramento, il venerdì si adora la Croce e il sabato si veglia per la resurrezione di Cristo. Ed è proprio la processione del venerdì di passione finita sotto la penna del vescovo che avrebbe chiesto di eliminare i figuranti e di non camminare più di 90 minuti.

Un duro colpo alla tradizione casaranese. La processione è composta da figuranti vestiti da soldati e centurioni romani, da ragazze vestite come le pie donne, da un devoto vestito da Gesù e dalla banda che intona sempre un’unica canzone che un coro di devoti ripete all’infinito: quella «vieni o morte», composta proprio da un casaranese. Il priore della confraternita chiamata ad organizzare il momento religioso, Aronne De Nuzzo, sembra aver accettato per rispetto le regole impartite da monsignor Filograna, tentando, però, di far comprendere all’alto prelato che sarebbe stato un errore svilire così la manifestazione. Sparsa la voce in paese di tale decisione, sarebbe nato un comitato spontaneo per proteggere un patrimonio di cultura e tradizione, presentando al vescovo una relazione di 16 pagine in cui si ripercorre la storia della processione.

«Probabilmente lei reputa pagliacciate quei fedeli vestiti da antichi romani – commenta Antonio Memmi, uno dei sostenitori della tradizione casaranese – con le scope in testa ma sono tutti lì, con le gambe scoperte e vestiti leggeri a prendere il freddo come è tipico il venerdì Santo e lo fanno per un atto di sacrificio. Forse non è la fede che lei insegna dai suoi pulpiti ma è la fede bonaria della gente comune, probabilmente lontana dalle funzioni religiose ma che ad esse si avvicina proprio in queste circostanze. Quei figuranti stimolano la curiosità di quei bimbi che, anno dopo anno, diventano poi padri e poi ancora nonni e fanno capire con le immagini reali ciò che è successo a Gesù».

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