Caro energia, stangata del 220% manda in crisi 20mila aziende agricole pugliesi

Oltre 20mila aziende agricole pugliesi, più di un terzo del totale (34%), si trovano oggi costrette a produrre in perdita a causa dei rincari e delle speculazioni scatenati dalla guerra in Ucraina, che hanno portato i prezzi alla produzione di energia elettrica ad aumenti del 220%. «Un bilancio pesante che nell’estate ha gravato sugli agriturismi e sulle spese per la gestione e l’irrigazione di fattorie e stalle, ma che con l’arrivo dell’autunno peserà in maniera preoccupante su frantoi e serre», denuncia Coldiretti Puglia.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti, oltre all’energia per la gestione degli agriturismi, mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti, mangimi per gli animali e impiego di materiali come la plastica. «Il comparto alimentare richiede – sottolinea la Coldiretti regionale – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Per le operazioni colturali gli agricoltori – insiste – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 120% per il gasolio agricolo necessario per le lavorazioni dei terreni, senza dimenticare che l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Tra l’altro, in Puglia l’agroalimentare assorbe dal campo alla tavola oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno dei consumi totali».

L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori: «Con il rincaro dell’energia – continua Coldiretti Puglia – che si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica (+72%) per i vasetti dei fiori alla banda stagnata per i barattoli (+60), dal vetro (+40%) per i vasetti fino alla carta (+31%) per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi».

Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. Senza dimenticare che a migliorare il bilancio energetico della filiera ci sono gli investimenti nell’economia circolare con la produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle, serre e capannoni rurali fino agli impianti a cippato e alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano.

«Bisogna nell’immediato intervenire – conclude Coldiretti Puglia – per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. In questo contesto è importante l’apertura del Governo alla proposta di Coldiretti sulla defiscalizzazione del costo del lavoro».

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